La piazza prende il nome dalla cosiddetta Tor Sanguigna (nella foto sopra), la residenza della nobile famiglia romana dei Sanguigni. La torre, in laterizio e blocchi di tufo, conserva ancora, sotto la merlatura, tre coppie di ghiere di travertino che probabilmente servivano a sorreggere pennoni metallici (per stendardi o tende), oppure a poggiarvi le balestre per scagliare i quadrelli, mentre sono andati perduti i graffiti dei quali la torre era adornata. I Sanguigni la abitarono a lungo e benché la storia della torre si fermi alla fine del XV secolo, questa divenne l’emblema della zona, con le storie e le leggende medioevali di violenze e di delitti ad essa collegate, tanto che il toponimo di “Tor Sanguigna“, giunto anche fino a noi, passò ad indicare tutta la zona circostante, da via dei Coronari fino a S.Agostino. Il motivo di tanto sangue, probabilmente, risiede nel fatto che i Sanguigni sostenevano la fazione ghibellina e pertanto la torre ne costituiva un importante avamposto: alle spalle la famiglia ghibellina dei Colonna, che aveva la sua roccaforte nel Mausoleo di Augusto, e dinanzi la famiglia guelfa degli Orsini, che invece presidiavano la zona da Palazzo Orsini (poi demolito per la costruzione dell’attuale palazzo Braschi). Nel Rinascimento, invece, divenne il quartier generale delle cortigiane che abitavano nei dintorni e che frequentavano la chiesa di S.Agostino: tra di loro particolarmente famosa è rimasta “Matrema nun vôle“, ossia “Mamma non vuole”, perché questa era la risposta che questa cortigiana dava a chi le richiedeva particolari prestazioni quando era ancora giovanissima, ma giunta a dodici anni evidentemente “mamma volle”.
Sul prospetto di Palazzo Grossi Gondi, ad angolo di Piazza di Tor Sanguigna con via dei Coronari, è collocata una fastosa Madonnella settecentesca in stucco (nella foto 1) che contribuisce notevolmente ad arricchire la piazza. All’interno di un tabernacolo è inserita una tela rettangolare dipinta ad olio, raffigurante la “Vergine” che sale in cielo su uno sfondo dorato con un corteo di angeli e cherubini, il tutto addobbato meravigliosamente con gigli, nubi e cherubini, mentre due bellissimi angeli sporgono alla base ed un altro, che sovrasta l’edicola, tiene in mano una corona di luci. Queste, insieme a due candelieri a tre bracci disposti sui lati e un lampione centrale, rendono particolarmente ricca l’illuminazione. Una croce greca trilobata è situata al di sopra del baldacchino con frange che sovrasta l’edicola, dove si alternano i motivi ornamentali del crescente lunare e della stella a otto punte, motivo che si ripete nelle chiavi di volta del pianterreno dell’edificio, nonché nella decorazione delle finestre del secondo piano e sotto la grondaia, alternato con i gigli, elementi che si ispirano allo stemma di famiglia. La sistemazione piuttosto anomala della Madonnella, interposta tra due finestre del primo piano, viene motivata con il fatto che l’edicola, oltraggiata dai francesi nel 1798, venne fatta collocare in posizione più elevata rispetto a quella originaria del Gondi, il proprietario del palazzo, dopo il ritorno a Roma di Pio VII nel giugno 1800.