Via del Gonfalone (nella foto sopra) collega Via Giulia a Via Bravaria: notare, sulla destra, quei filari di grandi pietre bugnate che costituiscono le fondamenta del Palazzo dei Tribunali della cosiddetta “Curia Julia” che, secondo il progetto di Papa Giulio II e del Bramante, avrebbe dovuto avere una struttura quadrangolare porticata con torri ai quattro angoli, ma l’edificio, a causa della morte di entrambi, rimase incompiuto. Altri resti sono situati tra questa via e Via del Cefalo e costituiscono, per la loro forma così sporgente da rammentare una sorta di sedili, quelli che i romani hanno ribattezzato i “sofà di via Giulia“.
Anticamente “vicolo da strada Giulia che prima di arrivare alla chiesa del Suffragio venendo dalle Carceri Nuove tende verso il fiume“, Via del Gonfalone prende il nome dal famoso Oratorio del Gonfalone che vi si affaccia (nella foto 1), tanto che fu anche chiamata “via dell’Oratorio“. Quest’edificio fu costruito sul luogo dove prima era situata l’antica chiesa di “S.Lucia in Xenodochio“, ovvero un oratorio con funzione di ospizio per pellegrini, risalente alla fine del XII secolo: la chiesa, in seguito denominata “S.Lucia Vecchia” per distinguerla dalla nuova in Via dei Banchi Vecchi e lasciata al di sotto del nuovo edificio, continuò ad essere utilizzata come luogo di sepoltura. L’Oratorio del Gonfalone, costruito nel 1544 ed inizialmente dedicato ai Ss.Pietro e Paolo, fu così affidato alla Confraternita del Gonfalone, dopo aver girovagato, dai tempi della sua fondazione, per diverse sedi.
L’Oratorio, ristrutturato nel Seicento da Domenico Castelli, al quale si deve anche la semplice facciata a due ordini, dal 1960 è sede del Coro Polifonico Romano, che vi tiene periodicamente concerti. Nella foto 2 possiamo ammirare i tre stemmi posti sopra il portale: al centro la scritta “ARCHICONFRATERNITAS GONFALONIS” è posta sotto la raffigurazione della Vergine che accoglie sotto il suo manto i membri dell´Arciconfraternita, a destra lo stemma dell’Arciconfraternita mentre a sinistra lo stemma dell’Oratorio del Gonfalone.
L’Arciconfraternita del Gonfalone, la più antica delle congregazioni romane, istituita probabilmente da S.Bonaventura nel 1263 ed approvata da Clemente VI due anni dopo con il nome di Compagnia dei Raccomandati della Ss.Vergine, ebbe sede inizialmente nella Basilica di S.Maria Maggiore. Le regole di questa Compagnia e di altre confraternite più o meno analoghe costituirono nel 1486 e poi nel 1579 l’Arciconfraternita del Gonfalone: fu un’istituzione potentissima tanto da poter liberare annualmente due prigionieri e far sposare cento nubili con una buona dote. Indubbio anche il suo potere politico se, dopo la fuga di Cola di Rienzo nel 1350, la Compagnia riuscì a far eleggere Governatore Giovanni Cerrone, al quale spettò il compito di riportare l’ordine in città. Il termine “gonfalone” significa “bandiera” o “stendardo” e fa riferimento al fatto che nel XIV secolo, nelle sue processioni, la Confraternita usava alzare la bandiera del Papa (in quel momento ad Avignone) per ribadire la sua sovranità su Roma.
L’interno (nella foto 3) custodisce preziosi dipinti che ritraggono le “Storie della Passione di Cristo“, una serie di 12 affreschi opera dei principali esponenti del Manierismo romano: “l’Impero di Cristo in Gerusalemme“, “l’Ultima Cena” ed il “Viaggio al Calvario” di Livio Agresti, “l’Orazione nell’Orto“, la “Coronazione di Spine” e “l’Ecce Homo” di Cesare Nebbia, la “Cattura di Gesù” di Raffaellino da Reggio, la “Flagellazione” di Federico Zuccari, la “Crocifissione” e la “Deposizione della Croce” di Daniele da Volterra, la “Resurrezione” di Marco da Siena ed il “David” di Matteo da Lecce. Bellissimo il soffitto ligneo con l’opera intagliata di Ambrogio Bonazzini raffigurante la “Vergine e i Santi Pietro e Paolo“: qui si può ancora osservare lo stemma di Alessandro Farnese, cardinale protettore dell’oratorio al tempo dei lavori.
Al civico 29 di Via del Gonfalone è situato il Museo Criminologico (nella foto 4), dal 1975 stabilitosi in quest’edificio conosciuto come Palazzo del Gonfalone, costruito nel 1827 per volontà di Papa Leone XII, su progetto di Giuseppe Valadier, come sede del carcere di correzione minorile. Il palazzo è costituito da tre piani con piccole finestre inferriate e riquadrate ed un pianterreno con finestre più grandi ed un piccolo portale: caratteristica, al primo piano, una grande finestra ad arco. La storia del Museo, originariamente denominato “Museo Criminale”, iniziò nel 1931 nella sede delle Carceri Nuove, dove occupava il piano terra dell’edificio e si articolava in varie aree tematiche: una sezione del delitto (con reperti relativi a diverse tipologie di reati, dal falso all’omicidio), attività statale contro i delinquenti (con la rappresentazione delle tecniche investigative), esecuzione delle pene e delle misure di sicurezza (oggetti provenienti dalle carceri e definiti “malizie carcerarie”, ovvero sotterfugi inventati dai detenuti per occultare armi, per evadere, per compiere atti di autolesionismo), ed infine una sezione storica contenente bandi ed editti, strumenti di tortura e di esecuzione capitale. Nel 1968 il Museo Criminale fu smantellato per destinare i locali delle Carceri Nuove ad altro uso, cosicché i reperti furono depositati nel magazzino del Carcere Giudiziario di Regina Coeli in attesa di allestimento in altra sede. Nel 1975 il museo cambiò denominazione in Museo Criminologico e si stabilì in questa nuova sede di Via del Gonfalone, dopo circa tre anni di lavori per adattare l’edificio alla nuova destinazione. Nel nuovo allestimento fu mantenuto l’ordine della suddivisione dei reperti per corpi di reato, strumenti di tortura e d’esecuzione capitale, anche se il museo subì rilevanti perdite di reperti, andati dispersi o danneggiati per la lunga permanenza nei depositi. L’accesso al museo venne consentito solo agli “addetti ai lavori”, per cui si determinò un graduale abbandono del museo stesso. Tra il 1991 ed il 1994 l’Amministrazione Penitenziaria diede inizio ad un nuovo riordino, con l’intento di rivedere l’allestimento ed eliminare la controproducente disposizione di limitarne l’accesso. Va segnalato che nel corso degli ultimi anni si è notevolmente ridotta l’acquisizione di corpi di reato confiscati dagli Uffici giudiziari, per cui oggi il Museo Criminologico si caratterizza principalmente come un museo storico.