C’erano una volta a Roma tanti prati detti “Prati di Castello” con fiori ed osterie dove la gente andava a divertirsi passando fiume in barca a Ripetta, finché venne un “brutto” giorno in cui i prati si ricoprirono di case….e così nacque il Rione Prati. I grandi lavori edilizi della zona iniziarono nel 1888, ma la delibera comunale stabilì la costituzione del rione il 20 agosto 1921. La storia di questi prati è antica; risalgono topograficamente ai “prati neroniani” che andavano da Monte Mario al Tevere. Tre volte essi videro i Visigoti di Alarico, i Vandali di Genserico, gli Ostrogoti di Teodorico. Nell’800 Carlo Magno vi raccolse parte dei suoi e tra il 962 ed il 998 tre Ottoni, assediando Castello, occuparono i prati sino alle falde di Monte Mario. Nel 1417 sui prati fu costretto a ritirata Braccio Fortebraccio da Montone; durante il Sacco di Roma, nei prati bivaccarono i Lanzi del Borbone; nel 1798 le milizie francesi si attendarono sui prati prima di occupare Castello e, dieci anni dopo, lo stesso fece il generale Miollis, comandante delle truppe imperiali. Furono le ultime pagine delle vicende militari dei Prati di Castello, i quali ritornarono a far da quinta per le serene ottobrate dei Romani che vi si recavano a fare merende ed a bisbocciare. La zona, tutta orti con qualche vigneto, era in realtà molto paludosa ed era soprannominata “pianella d’Oltretevere” perché fungeva da area-cuscinetto delle acque del fiume, che ad ogni inondazione si espandeva per uno spazio così vasto da esaurirvi le proprie forze: ciò era la salvezza del confinante Borgo. Il rione nacque dopo Porta Pia, dal reticolato geometrico del piano regolatore Viviani di gusto piemontese per una “città europea” dai grandi viali e dalle grandi piazze oltreché con la grinta del “moderno”, un rione di ironia anticlericale e massonica, che si traduceva nel fatto che la cupola di S.Pietro non si sarebbe dovuta vedere da nessun luogo: infatti così è. Nel 1882 scattò il dispositivo del “piano”: Governo e Comune stabilirono la costruzione delle caserme, la creazione di una piazza d’Armi, il sorgere di Palazzo di Giustizia. La zona vide una delle più grandi rivoluzioni che la storia dei costumi di Roma vide, nel periodo post 1915-18: con i grammofoni a tromba ed i dischi di Nanda Primavera e di Caruso, via Cola di Rienzo entrava da regina nella toponomastica romana quale vero, grande, tanto atteso “Corso di Roma”. Le profumerie, i calzaturifici, i saloni da barbiere, salumerie, drogherie ed il mercato coperto facevano da ala alla grande arteria illuminata, incoronata soprattutto dalle reclames dei Cinema-Varietà. Lo stemma del rione è rappresentato da Castel S.Angelo, in argento su fondo azzurro, anche se il castello non fa parte del Rione Prati ma del Rione Borgo.