Piazza Cavour (nella foto sopra) fu costruita a seguito del Piano Regolatore del 1873 e fu dedicata al grande diplomatico e statista Camillo Benso di Cavour, artefice dell’Unità d’Italia. Nel giardino situato al centro della piazza sorge il monumento allo statista, opera dello scultore Stefano Galletti, che ebbe una storia assai travagliata: la prima pietra fu posta nel 1885, l’inaugurazione avvenne dieci anni più tardi, il 22 settembre 1895, alla presenza dei sovrani Umberto I e Margherita di Savoia, ma poi per altri otto anni la prima pietra rimase tale. Anche la posizione della statua destò molte polemiche: “Perché Cavour volta le spalle a Mazzini? Hanno forse litigato?”, scriveva Antonio Baldini, che si firmava con lo pseudonimo di Melafumo, alludendo al fatto che il monumento non era rivolto verso la statua di Mazzini situata nell’omonima piazza, ma verso il Palazzaccio. Il monumento è alto metri 17 e largo 14, mentre la statua dello statista è di 5,14 m; l’alto basamento è ornato da gruppi scultorei in bronzo raffiguranti il “Pensiero” e “l’Azione”, mentre al centro vi è “l’Italia”, in piedi, ed accanto “Roma”, seduta. La parte posteriore presenta un enorme leone coronato che simboleggia il “Popolo”, posto a guardia dell’urna del “Plebiscito”, sulla quale vi è posta una bandiera.
Come sopra accennato, la piazza è dominata dalla imponente facciata posteriore (nella foto 1) del palazzo di Giustizia, adorna di due fontane architettoniche gemelle collocate al limite della scala centrale. La piazza si presenta completamente rinnovata e notevolmente migliorata dopo i lavori inaugurati nel 2012 dei tre piani interrati destinati a parcheggio: la grande area centrale, che occupa quasi completamente la piazza ed è ricoperta da tanto “verde”, si collega direttamente al palazzo di Giustizia, escludendo quindi il traffico automobilistico su questo versante.
Sul lato opposto di Piazza Cavour sorge il Teatro Adriano (nella foto 2), inaugurato nel 1898 come Politeama con una mirabile esecuzione della “Gioconda”, sotto la direzione di Edoardo Mascheroni. L’edificio fu costruito, su progetto di P.Rainaldi, in muratura e cemento armato: la facciata, sostanzialmente invariata, si presenta a due piani con il corpo centrale avanzato, un’ampia copertura ad arco a pianterreno e finestroni ad arco nella parte superiore; il corpo mediano è arricchito da semicolonne di ordine tuscanico e ionico. L’alto frontone di coronamento aveva un gruppo scultoreo oggi scomparso. La vasta sala interna con la platea, due ordini di palchi e due gallerie, aveva un palcoscenico che si estendeva su un’area di circa 700 metri quadri. La decorazione del soffitto, con l’immagine dell’imperatore Adriano, era di Alessandro Balzani, mentre il sipario era stato dipinto da Leonida Liverani. Il Teatro accolse varie rappresentazioni: opere liriche, balli, commedie, operette, numeri circensi, anche se quella preferita era l’opera e vi diresse anche Pietro Mascagni. Dal 1936 al 1950 il teatro accolse anche i concerti dell’Accademia di S.Cecilia, ma quando l’accademia lasciò il teatro, questo venne modificato completamente al suo interno: fu trasformato infatti in sala cinematografica.
Su Piazza Cavour si affaccia anche la bella Chiesa Valdese (nella foto 3), di stile goticheggiante, costruita su progetto dell’architetto Bonci e dell’ingegnere Emanuele Rutelli. L’opera, finanziata dall’americana signora Stewart Kennedy, è il primo edificio civile in Roma realizzato in cemento armato, ispirato, nell’architettura come nelle decorazioni, alle basiliche paleocristiane, delle quali conserva anche la pianta. La chiesa rivestì una notevole importanza perché, dopo secoli di ostilità e di rifiuto verso qualsiasi forma di espressione artistica all’interno dei luoghi di culto, gli evangelici aprirono le porte delle loro chiese semplici ed austere all’arte: decorazioni murali, vetrate ed arredi quali la fonte battesimale, i lampadari ed il pulpito costituirono per gli evangelici una nuova dimensione di fede legata al linguaggio artistico. Dopo tre anni di lavoro, domenica 8 febbraio 1914 fu inaugurato, alla presenza di numerosi personaggi politici, un vero centro religioso polifunzionale, in cui poter svolgere, oltre alle funzioni religiose, anche varie attività: annesse al tempio vi erano infatti anche una sala per conferenze, una biblioteca, aule per riunioni, appartamenti per i religiosi e le loro famiglie, una palestra e una sede per l’assistenza sociale. L’ingresso avviene attraverso un bel portale sormontato da una lunetta nella quale è rappresentato un candelabro acceso che illumina una selva, come ricorda anche la scritta “LUX LUCET IN TENEBRIS“. L’interno è a tre navate divise da pilastri, con matronei e trifore, ma sicuramente degne di nota sono le vetrate, realizzate dal maestro Picchiarini su disegno di Paolo Paschetto, rappresentanti simbologie cristiane e temi naturalistici. L’organo, un sistema pneumatico tubolare costituito di oltre 2300 canne e realizzato dal celebre Vegezzi Bossi, è considerato uno dei migliori della città.