La chiesa del Sacro Cuore del Suffragio (nella foto sopra), situata in lungotevere Prati, fu costruita in stile gotico nel 1890 dall’architetto Giuseppe Gualandi e fu dedicata al Sacro Cuore in Suffragio delle Anime del Purgatorio. La chiesa, aperta al pubblico il 1° novembre 1917, presenta una facciata, protetta da una bella ed alta cancellata, costituita da un corpo centrale più alto coronato da una serie di edicole tra due guglie (nella foto 1).
Al di sopra svetta la torre campanaria a pianta ottagonale, anch’essa a forma di guglia, su cui si trova un orologio a due quadranti e la cui sommità è costituita da una loggia a colonne con un’alta cuspide sostenente la Croce, che sorge da un gruppo di quattro gigli. Il corpo centrale presenta il portale maggiore (nella foto 2) racchiuso in un protiro multiplo tra colonnette in marmo rosso di Verona e fasce di marmi verdi; sopra, nella lunetta, vi è un rilievo nel quale sono raffigurate le “Anime Sante del Purgatorio“, mentre il timpano sovrastante racchiude la statua di “Nostro Signore del Sacro Cuore“. Un altissimo finestrone con rosone completa il corpo centrale. I corpi laterali ripetono, in parte, la struttura di quello centrale, alla sommità dei quali vi sono, infatti, edicole nelle quali vi sono statue di Santi. Due coppie di alti costoloni terminanti in guglie sono decorati con statue poste entro baldacchini, che ritroviamo anche nella coppia di costoloni centrali. I due portali minori, sormontati anch’essi da finestre, sono racchiusi in protiri multipli e sono sormontati da due rilievi, la “Resurrezione del Cristo” a sinistra, la “Deposizione” a destra. Tutte le sculture della facciata sono opera di Arturo Orsoni.
L’interno è a tre navate suddivise da pilastri, con un caratteristico pavimento in marmo rosso veronese, bigio e nero con un motivo a spina di pesce entro grandi riquadri. Sul fondo dell’abside è situato l’altare maggiore (nella foto 3), disegnato dal Gualandi e realizzato in marmi policromi e bronzi dorati: qui si trova il tabernacolo bronzeo, pregevole opera di oreficeria. La pala d’altare, posta all’interno di una triplice cornice gotica, raffigura “Nostro Signore del Sacro Cuore” con, ai lati, la “Vergine Maria” e “S.Giuseppe“.
La chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, inoltre, conserva un museo molto particolare, unico al mondo: quello delle testimonianze visibili delle Anime del Purgatorio. Alla fine dell’Ottocento, fra l’attuale chiesa e la canonica, esisteva una piccola cappella dedicata alla Vergine del Rosario. La cappellina si incendiò il 15 settembre 1897 e quando l’incendio venne spento, una testa di uomo rimase incisa sopra uno dei pilastri dell’altare (se ne può vedere ancora la fotografia). Si disse che era l’immagine di un’anima del Purgatorio ed un sacerdote francese, Victor Jouet, interpretò quella sconcertante immagine come un “segno” di un’anima del Purgatorio e decise di dedicarsi con fervore a studi specifici sull’argomento, viaggiando nel mondo alla ricerca di documenti e di concrete testimonianze che diedero origine alla curiosa ed eccezionale raccolta. Oggi il piccolo museo mostra impronte infuocate di mani e dita su vesti, libri ed oggetti, ciascuna con la sua strabiliante storia.
Ne riportiamo alcuni esempi: “Impronte lasciate su una tavoletta di legno, sul panno della manica della tonaca e sulla tela della camicia della venerabile madre Isabella Fornari, badessa delle Clarisse di Todi, dalle mani del defunto Padre Panzini, Abbate olivetano di Mantova, il 1° novembre 1731” (nella foto 4).
“Impronte di fuoco di un dito lasciato dalla pia suor Maria di S.Luigi Gonzaga, apparsa a suor Margherita del Sacro Cuore la notte fra il 5 e il 6 giugno 1894“.
“Impronta di fuoco lasciata su un libro di Margherita Demmerlé della parrocchia di Ellingen, nella diocesi di Metz, dalla suocera apparsale trent’anni dopo la morte; 1814-15“.
“Impronta di fuoco che lasciò il defunto Giuseppe Schitz toccando con l’estremità delle cinque dita della mano destra il libro di preghiera in lingua tedesca di suo fratello Giorgio, il 21 dicembre 1838 a Stralbe (Lorena). Il defunto chiedeva preghiere di suffragio per riparare alla sua poca pietà in vita“.
“Apparizione nel 1875 di Luisa Le Sénéchal nata Chanviers, morta il 7 maggio 1873, a suo marito Luigi Le Sénéchal nella sua casa di Ducey per chiedergli preghiere e lasciandogli come segno l’impronta di fuoco di cinque dita sul berretto da notte“.