Il cervo in campo azzurro ad indicare l’araldica del Rione Regola rimane tuttora un mistero, mentre l’etimologia del toponimo è chiara, derivando da “arenula” (a cui è intitolata la via omonima) per le arene del fiume, e poi, per corruzione, “Reola” e quindi “Regola“. In età romana faceva parte della “IX Regio Circus Flaminius” e vi si articolava un’edilizia popolare ed utilitaria di tutto un artigianato mercantile dedito alle attività fluviali. In particolare qui era situato il “Trigarium“, un ippodromo (situato approssimativamente all’altezza di via Giulia, parallelo al Tevere) dove si allenavano gli aurighi montando la “triga“, così denominata perché trainata da tre cavalli: sappiamo, da quanto afferma Plinio, che qui si addestravano i cavalli da corsa che si esibivano nel vicino Stadio di Domiziano. Un’antica strada attraversava tutto il rione collegando il ponte Elio al Teatro di Marcello, con un percorso oggi ripetuto dalle vie del Portico di Ottavia, di S.Maria del Pianto, dei Giubbonari, dei Cappellari, dei Banchi Vecchi, del Banco di S.Spirito: era la “via Tecta”. Nel corso del Medioevo il rione, a causa di una nuova suddivisione della città, entrò a far parte della “IV regiones“; poi, nel 1586, con la fondazione di Borgo da parte di papa Sisto V, il rione fece parte del VII rione con il nome di Arenule et Chacabariorum (dalle botteghe di fabbricanti di catini e vasi di rame, in latino “cacabus“). Feudo dei Savelli, il rione, fin dall’alto Medioevo, era una zona di mugnai, tintori, cordai, macellai e conciatori, favoriti dalla vicinanza del Tevere, dove venivano appunto conciate le pelli della vaccina, operazione che ovviamente seguiva la mattazione della bestia: questo è il motivo per cui la tradizione vuole che la famosa “coda alla vaccinara” sia figlia di Regola. Il rione fu istituito il 18 maggio 1743, con chirografo di papa Benedetto XIV. Il rione, con la costruzione dei muraglioni del Tevere e l’apertura dell’arteria che collegò largo di Torre Argentina al ponte Garibaldi, ovvero via Arenula, subì importanti modifiche e distruzioni al suo antico tessuto medioevale: sparirono la chiesa di “S.Maria degli Angeli in Cacabaris” e parte della via delle Zoccolette, ma soprattutto tutta la zona che si affacciava sul fiume, come il famoso palazzo dei Centopreti.