Monte di Pietà

monte di pietà

Il Monte di Pietà di Roma fu fondato nel 1527 da Giovanni Maltei da Calvi, Commissario della Curia Romana dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti, con lo scopo istituzionale di elargire credito su pegno ai meno abbienti con un tasso di interesse nullo o molto basso. L’obiettivo dichiarato era arginare, se non addirittura soppiantare, il fenomeno dell’usura gestito dai banchi privati. Ufficialmente la nascita del Monte di Pietà a Roma viene identificata con il 1539 in quanto fu in quell’anno che l’istituzione venne approvata da Paolo III Farnese con la Bolla “Ad Sacram Beati Petri Sedem”. L’amministrazione del Monte venne affidata alla Confraternita di S.Maria del Sacro Monte di Pietà e posta sotto la protezione di potenti cardinali quali Francesco Quiñones, Rodolfo Pio di Carpi e Carlo Borromeo (al quale sono attribuiti gli statuti del 1565), grazie ai quali sia la confraternita sia il Monte ottennero numerosi riconoscimenti pontifici. La svolta radicale dell’istituzione avvenne nel 1584 quando Gregorio XIII, con il breve “Inter multiplices”, dispose che tutti i depositi legali e giudiziali superiori a 5 scudi dovessero essere effettuati esclusivamente presso il Monte. Le somme depositate vennero pertanto utilizzate per l’attività di credito su pegno, per cui iniziò una graduale ma costante riduzione del tasso d’interesse richiesto fino a raggiungere, nel 1636, la completa gratuità per i prestiti non superiori ai 30 scudi.

All’inizio il Monte di Pietà di Roma non ebbe una sede stabile: la prima ubicazione conosciuta fu “presso l’abitazione di Giovanni Pietro Crivello dinanzi a S.Lucia Nuova”, ovvero l’attuale chiesa di S.Lucia del Gonfalone, e presso l’attiguo edificio in Via dei Banchi Vecchi 22 conosciuto come Casa dei Pupazzi (per la ricca decorazione in stucco che caratterizza la facciata) o Palazzo Crivelli, di proprietà di Giovan Pietro Crivelli, che svolse la sua attività di orefice principalmente presso la Corte pontificia. Evidentemente però la sede non dovette soddisfare le esigenze dell’istituzione perché risulta che nel 1557 il Monte operasse già presso una delle case di proprietà di Caterina Orsini in Piazza Catinara, un luogo scomparso alla fine dell’Ottocento per l’apertura di Via Arenula e che doveva essere situato nell’area dove oggi si apre Largo Arenula. Dopo una temporanea quanto imprecisata permanenza presso un’altra abitazione di proprietà della Compagnia di Gesù, finalmente nel 1585 Sisto V fornì all’istituzione una sede più idonea nella “strada detta di San Salvatore in Lauro”, ovvero l’odierna Via dei Coronari, acquistando al prezzo di 7.000 scudi il Palazzo di Clemente Buccelleni. Ben presto anche la sede di Via dei Coronari non ebbe più lo spazio necessario a contenere l’ingombro di tutti i beni impegnati per cui si rese necessaria la ricerca di un nuovo edificio: Clemente VIII Aldobrandini identificò come nuova sede il Palazzo Santacroce Petrignani e provvide così all’acquisto, rogato dal notaio Ruggero Ferracuti il 21 ottobre 1603.

Questo palazzo, oggi al civico 33 di Piazza del Monte di Pietà, era stato costruito nel 1588 da Ottaviano Nonni detto Mascherino per il cardinale Prospero Santacroce ed era originariamente limitato alla parte centrale dell’attuale edificio. Dopo la morte del cardinale (1589), il palazzo fu acquistato nel 1591 dai fratelli Settimio e Fantino Petrignani di Amelia, che a loro volta nel 1603 lo alienarono al Sacro Monte di Pietà.

Clemente VIII scelse come nuovo cardinale protettore del Monte il nipote Pietro Aldobrandini, il quale in data 20 agosto 1605 promosse il “Bando contra gli Hebrei, che impegnano al Sacro Monte della Pietà, e contra gli offerenti alle vendite de’ Pegni in detto Monte, & in Piazza Giudea, che s’accordano insieme in fare à parte & à mezzo”. Il Bando venne emesso per contrastare le attività illecite che gravitavano intorno al Monte di Pietà, come il bando stesso precisa:
Avendo presentito, che alcuni Hebrei vanno ad impegnare al Monte della Pietà, sotto mano furtivamente, defraudando l’intentione di quella Santa Opera, instituita, solo à commodo de’ poveri Christiani, et oltre à ciò che li medesimi Hebrei, et anco li Neofiti, Rivenditori, Regattieri, et altri offerenti à gl’incanti de’ pegni, che si vendono nel detto Monte della Pietà, et in Piazza Giudea, spesso s’intendono, e s’accordano insieme secretamente, sopra la communicatione del guadagno trà loro, per tener l’offerte basse, in pregiudizio de’ poveri padroni di detti pegni, che si vendono nel detto Monte, ò in detta Piazza Giudea e non contenti di tali furbarie, sono causa, che altre persone non possino, ne venghino ad offerire, perche gli rincariscano il pegno, facendoselo deliberare à se stessi, e poi non lo riscuotono, anzi non si curano di perdere l’arra, accio che dette persone non l’habbiano, e di più li minacciano, e bravano, con mozzicarsi il dito, e farli occhiate torte e, con parole ingiuriose, & altri modi illeciti … Per tanto di ordine espresso di Nostro Signore datoci à bocca, e per l’autorità del nostro Offizio; Commandiamo a tutti gli Hebrei, tanto Banchieri, quanto non Banchieri, che fino al presente giorno, sotto qualsivoglia pretesto, havessero pegni loro proprii, ò altrui, impegnanti per se stessi, ò per mezzo di altri, anco Christiani, al detto Monte, ne debbano haver data notizia negli Atti dell’infrascritto Notaro in termine di dieci giorni, dal dì della pubblicazione del presente Bando: Et inherendo all’altre prohibitioni sopra ciò fatte, di nuovo prohibiamo alli medesimi Hebrei che per l’avvenire, ne per se stessi, ne per mezzo di altri, anco Christiani possino impegnare al detto Monte, sotto perdita di detti pegni, e di scudi cinquanta per ciascun pegno, da incorrersi dall’Hebreo interessato ipso facto, e da applicarsi per un terzo all’accusatore, che sarà tenuto secreto, e per l’altro terzo al Giudice, e Notaro essecutore di detta pena, e per l’altro terzo, ad arbitrio nostro, oltre la pena corporale di tre tratti di corda, frusta, galera, & altre, ad arbitrio nostro, da incorrersi dal detto contraveniente“.
La scelta del luogo, quindi, non fu affatto casuale: Palazzo Santacroce Petrignani, strategicamente, era perfetto non solo per le ampie dimensioni ma soprattutto perché situato vicino a Piazza Giudea, al luogo, cioè, in cui gli ebrei esercitavano le loro attività che sarebbero state così maggiormente controllate.

L’edificio venne immediatamente ampliato per renderlo più adatto alla sua nuova funzione e l’incarico venne affidato a Carlo Maderno, che vi lavorò dal 1603 al 1629 (negli ultimi dieci anni ebbe come collaboratore un giovane Francesco Borromini) ed in questo periodo venne prolungata la costruzione fino all’angolo con l’attuale Via dell’Arco del Monte, dove fu costruita una cappella, aperta al pubblico nel 1618. Sotto il pontificato di Urbano VIII (1623-44) l’edificio venne esteso verso piazza dell’Olmo, attuale Piazza di S.Salvatore in Campo, e venne ampliata l’antistante Piazza del Monte di Pietà, a quel tempo denominata piazza di S.Martinello, dalla piccola chiesa di S.Martino che sorgeva proprio dinanzi al palazzo, poi demolita e sostituita nel 1747 dal Palazzo del Collegio Spagnolo, oggi riconoscibile negli esercizi commerciali ai civici 17-20. Intanto a Carlo Maderno, morto nel 1630, era succeduto nella direzione dei lavori Filippo Breccioli, che morì nel 1637.

A lui successe Francesco Peparelli il quale, per proseguire gli ampliamenti, nel 1639 demolì l’antica chiesa di S.Salvatore de Domno Campo che sorgeva “e conspectu ecclesiae Smae. Trinitatis Convalescentium”, ovvero dinanzi alla chiesa della Ss.Trinità dei Pellegrini. Per ovviare alla demolizione della chiesa, nello stesso anno Urbano VIII commissionò a Francesco Peparelli la costruzione di una nuova chiesa, ma sul fianco opposto del palazzo, ovvero l’attuale S.Salvatore in Campo. Sempre nel 1639, Francesco Peparelli lavorò alla costruzione della nuova Cappella del Monte di Pietà; a questi subentrò in un secondo momento Giovanni Antonio De’ Rossi e poi Carlo Francesco Bizzaccheri, che nel 1730 concluse i lavori rispettando il progetto originale a pianta circolare e decorando la cappella con marmi preziosi e ricche sculture.

facciata posteriore del monte di pietà
1 Facciata posteriore del Monte di Pietà

Nel 1730 Nicola Salvi proseguì l’ampliamento della fabbrica verso la chiesa della Ss.Trinità dei Pellegrini con l’erezione della facciata posteriore (nella foto 1) dove risalta, al civico 35 di Piazza della Trinità dei Pellegrini, un magnifico portale bugnato sormontato da un balcone.

stemma del monte di pietà
2 Stemma del Monte di Pietà

Oggi quest’ala, sopraelevata nell’Ottocento, è costituita da appartamenti privati con ingresso da Via di S.Paolo alla Regola ma se osserviamo bene la grata in ferro battuto posta sopra il portale possiamo ancora notare lo stemma del Monte di Pietà (nella foto 2) rappresentato dai tre monti e dall’Imago Pietatis, o Cristo in Pietà.
Il 31 luglio 1743, in seguito al chirografo di Benedetto XIV, il Monte divenne sede anche della Depositeria della Camera Apostolica e della Tesoreria segreta, fino ad allora sempre appaltate ad un banchiere privato, assegnando così di fatto all’Istituto la gestione del tesoro pontificio. Ulteriore progresso, che ne suggellò il ruolo di Banca Centrale dello Stato, fu il conferimento delle attività di Zecca nel 1749.

arco del monte
3 Arco del Monte

Nel 1759 il Monte di Pietà acquistò l’adiacente Palazzo Barberini ai Giubbonari e lo destinò a Depositeria Generale della Camera Apostolica ed a Banco dei Depositi. Nel 1768 i due palazzi furono collegati da un cavalcavia denominato Arco del Monte (nella foto 3), da cui prese il nome anche la via sottostante, in precedenza prolungamento di Via dei Pettinari.
Con apposita legge del 13 giugno 1935 n.1236 la denominazione di Monte dei Pegni sostituì quella tradizionale di Monte di Pietà per considerazioni inerenti alla natura della loro funzione di Istituti esercenti il credito pignoratizio. Con Regio decreto-legge del 18 febbraio 1937 n.117 il Monte dei Pegni venne incorporato nella Cassa di Risparmio di Roma, presso la quale fu istituita una sezione speciale per le operazioni di pegno.
Oggi il palazzo è la sede di Affide, la più grande società attiva nel settore del credito su stima, che nasce dall’acquisizione da parte del gruppo Dototheum del ramo del credito su stima di Unicredit.

facciata del monte di pietà
4 Facciata del Monte di Pietà

La parte più antica del Palazzo del Monte di Pietà che prospetta sulla piazza omonima è quella scandita dalle sei finestre architravate a mensole poste, tre per parte, ai lati della grande edicola marmorea e delimitata dalle due grandi fasce verticali bugnate (nella foto 4). Le finestre sono sovrastate dall’ammezzato con finestrelle incorniciate come quelle del piano superiore; l’ultimo piano è una sopraelevazione ottocentesca.

monte di pietà in un'incisione del vasi
5 Incisione di Giuseppe Vasi

Al pianterreno sono situati due portali architravati tra finestre incorniciate ed inferriate, ma originariamente l’edificio aveva soltanto il portale posto a destra della fontana, oggi al civico 33, come possiamo osservare nell’incisione di Giuseppe Vasi del 1759 (nell’immagine 5); l’altro portale, al civico 32, fu costruito successivamente e, come l’altro, sull’architrave reca la scritta MONS PIETATIS ET DEPOSITORUM.

fontana presso il monte di pietà
6 Fontana di Carlo Maderno

Tra i due portali è situata la fontana (nella foto 6) alimentata dall’Acqua Paola e commissionata da Paolo V Borghese a Carlo Maderno, interamente dedicata agli emblemi araldici della famiglia Borghese, ovvero l’aquila ed il drago. Sullo sfondo di una valva di conchiglia svetta l’aquila borghesiana che poggia le zampe su due piccoli basamenti; l’acqua fuoriesce dalla bocca di un mascherone, posto al centro di un fregio triangolare, e di due draghi, posti nell’incavo delle volute terminali laterali, e si riversa nella sottostante vasca con bordo arrotondato.

edicola sulla facciata del monte di pietà
7 Edicola di Carlo Maderno

La facciata è dominata dalla maestosa edicola (nella foto 7), posta tra le finestre del primo piano e dell’ammezzato, anch’essa opera di Carlo Maderno, al centro della quale è situato un magnifico altorilievo in marmo che raffigura “Gesù Cristo che emerge dal sepolcro a braccia aperte” (ovvero l’Imago Pietatis, o Cristo in Pietà, emblema dei Monti di Pietà). Ai lati sono posti gli stemmi di Paolo III Farnese (in alto a destra), fondatore del Monte di Pietà di Roma, e di Clemente VIII Aldobrandini (in alto a sinistra), acquirente di questo palazzo. La targa, sotto la quale vi sono anche gli stemmi del Comune di Roma, a sinistra, e del cardinale Pietro Aldobrandini, a destra, protettore dell’istituto dal 1602 al 1621, così recita:

CLEMENS VIII PONT MAX
MONTEM PIETATIS
PAUPERUM COMMODO INSTITUTUM
NE CRESCENTIS OPERIS AUGUMENTUM
LOCI PRAEPEDIRET ANGUSTIA
EX AEDIBUS A SIXTO V P M COEMPTIS
IN HAS AMPLIORES TRANSTULIT
ET BENEFICIIS AUXIT
ANNO SAL MDCIIII PONTIF XIII
PETRO CARDINALI ALDOBRANDINO
PROTECTORE

ovvero: “Clemente VIII Pontefice Maximo, affinché la ristrettezza dei locali non ostacolasse l’espansione dell’attività in via di incremento, trasferì il Monte di Pietà, istituito a favore dei poveri, dalla sede acquistata da Sisto V Pontefice Maximo (N.d.R. – quella in Via dei Coronari) in questa più ampia e dotò di (maggiori) benefici, nell’Anno di Salvezza 1604, 13° del suo pontificato, sotto il protettorato del cardinale Pietro Aldobrandini”.

orologio del monte di pietà
8 Orologio

La sommità della facciata è caratterizzata da un orologio (nella foto 8) posto sotto un campanile a vela, adornato sul timpano con l’Imago Pietatis. L’orologio fu aggiunto sulla facciata nella prima metà del XVIII secolo (considerato che è già presente nella succitata incisione di Giuseppe Vasi del 1759) ma l’orologiaio che lo realizzò non si ritenne soddisfatto del compenso ricevuto (evidentemente non ebbe quanto era stato pattuito) cosicché si narra che ne avesse alterato i complicati congegni ed inciso sull’orologio stesso i seguenti versi: “PER NON ESSER STATE A NOSTRE PATTE OROLOGIO DEL MONTE SEMPRE MATTE“. La scritta fu cancellata dalle Autorità ma l’orologio ha sempre continuato a rispettare le direttive del suo costruttore!!

targa su edificio del monte di pietà
9 Targa

Intorno al palazzo sono presenti ben quattro targhe marmoree (una delle quali nella foto 9), tra le più belle di Roma, tutte uguali e posizionate probabilmente nei luoghi, a quel tempo, più bui e meno frequentati dove evidentemente si gettavano immondizie di ogni genere. Due targhe sono collocate in Piazza della Trinità dei Pellegrini, una in Via di S.Paolo alla Regola ed un’altra in Via di S.Salvatore in Campo e sono ancora lì a ricordare la proibizione di “fare il mondezzaro” e le relative pene pecuniarie e corporali:

D ORDINE ESPRESSO DI MONSIG͠RE ILL͠MO PRESIDENTE
DELLE STRADE
SI PROIBISCE A CIASCUNA PERSONA DI QUALSIVOGLIA
GRADO E CONDIZIONE CHE NON ARDISCA
O PRESUMA GETTARE NE FAR GETTARE
PER QUALSIVOGLIA PRETESTO VERUNA SPECIE
DI IMMONDEZZA CALCINACCIO PAGLIA ERBACCIA
ANIMALI MORTI O ALTRO SIMILE INTORNO
IL CIRCUITO DELLE MURA DEL SACRO MONTE
SUA FABRICA ANNESSA PER QUANTO GIRA IL MEDEMO
SOTTO PENA DI SCUDI VENTICINQUE DORO
DI APPLICARSI LA QUARTA PARTE ALL ACCUSATORE CHE
SARA TENUTO SEGRETO ALLA QUAL PENA SIA TENUTO
IL PADRE PER LI FIGLI E LI PADRONI PER LI SERVITORI
E SERVE CON PROCEDERE ANCHE PER INQUISITIONE
INHERENDO TANTO AL BANDO PUBLICATO LI XXV
SETTEMBRE MDCLXXXVIII CHE ALL ALTRO RINOVATO
PER GLI ATTI DELL ORSINI NOTARO DEL TRIBUNALE
DI DETTE STRADE LI XXII GIUGNIO MDCCXLI ONDE

cortile con fontana del monte di pietà
10 Cortile con fontana

L’ingresso situato al civico 33 di Piazza del Monte di Pietà rappresenta il portale originario del Palazzo, attraversato il quale si giunge ad un cortile porticato su due lati (nella foto 10), la cui impostazione si deve ai lavori di modifica progettati dall’architetto Ignazio del Frate nel 1872: in particolare, le due logge furono tamponate e sostituite dagli attuali archi ciechi all’interno dei quali sono poste finestre architravate e nicchie circolari contenenti busti marmorei. Al centro del cortile si eleva una graziosa ed elegante fontana a tre invasi, realizzata durante il pontificato di Paolo V Borghese (1605-1621) ed attribuita a Carlo Maderno. La fontana è costituita da una bassa vasca quadrilobata in mezzo alla quale, su una base cubica con i lati ornati da festoni floreali e da tre monti al naturale (stemma del Monte di Pietà), si innesta un calice di granito grigio, decorato sui due lati con lo stemma dei Borghese, l’aquila coronata d’oro ed il drago con la coda recisa, che sorregge il catino al centro del quale quattro cariatidi sostengono la vaschetta superiore da cui si eleva uno zampillo. Prima di giungere al cortile, sul lato destro del portico, è situato l’ingresso alla Cappella del Monte di Pietà di Roma.

Il portale situato al civico 32 di Piazza del Monte di Pietà permette l’accesso alla sezione del Palazzo nella quale opera Affide, la più grande società attiva nel settore del credito su pegno, grazie alla quale continua la tradizione secentesca del palazzo come sede del Monte dei Pegni. Al pianterreno sono situate la Sala Hermes, dove si svolgono le aste di preziosi o eventi, e la Sala Aldobrandini, ovvero la Sala di esposizione, dove si possono ammirare gli orologi delle marche più importanti e preziose, nonché gioielli antichi e moderni, monete ed argenti. Al piano nobile sono collocate la Sala Borromini, dove vengono offerti servizi di consulenza per perizie e crediti su stima, e la Sala Maderno, dove è possibile effettuare il rinnovo della polizza o il riscatto del pegno.

targa con stemma di gregorio xv al monte di pietà
11 Targa con stemma di Gregorio XV

Al pianterreno, presso la Sala Petrignani che svolge funzione di atrio e di sala di attesa, si può ammirare una meravigliosa targa marmorea (nella foto 11) sormontata da un timpano spezzato nel quale è situato, al centro, lo stemma papale di Gregorio XV Ludovisi (tre bande scorciate e ritirate nel capo), affiancato, a sinistra, dallo stemma del Comune di Roma e a destra dallo stemma cardinalizio di Ludovico Ludovisi. Sotto il timpano è situata l’Imago pietatis, ovvero la rappresentazione di Cristo che si erge dal sepolcro, insegna dei Monti di Pietà. L’epigrafe, datata 1623, riporta il Breve papale di Gregorio XV con il quale il pontefice concesse l’indulgenza a tutti coloro che avrebbero visitato la Cappella del Monte di Pietà e vi avrebbero innalzato devote preghiere, così come se avessero visitato le chiese stazionali.
L’epigrafe così recita:

GREGORIUS PAPA XV
DILECTIS FILIIS PROVISORIBUS DEPUTATIS MINISTRIS AC SUBMINISTRIS ET
ASSISTENTIBUS MONTIS PIETATIS DE URBE SAL ET APOSTOLIC BENEDICTIONEM
AD AUGENDAM VESTRAM DEVOTIONEM ET ANIMARUM SALUTEM CAELESTIBUS ECCLESIAE THAESAURIS PIA CHARITATE INTENTI VOBIS OMNIBUS ET SINGULIS
QUI CAPELLAM EIUSDEM MONTIS PIETATIS DEVOTE VISITAVERITIS ET
IBI PRO CHRISTIANORUM PRINCIPUM CONCORDIA HAERESUM EXTIRPATIONE
AC SANCTAE MATRIS ECCLESIAE EXALTATIONE PIAS AD DEUM PRAECES
EF(F)UDERITIS UT EAS OMNES ET SINGULAS INDULGENTIAS ET PECCATORUM
REMISSIONES AC PAENITENTIARUM RELAXATIONES CONSEQUAMINI QUAS CONSEQUEREMINI SI SINGULIS STATIONUM DIEBUS OMNES ET SINGULAS INTRA
ET EXTRA DICTAM URBEM CONSISTENTES ECCLESIAS PERSONALITER VISITARETIS AUCTORITATE APOSTOLICA TENORE PRAESENTIUM MISERICORDITER IN
DOMINO CONCEDIMUS ET INDULGEMUS NON OBSTANTE REGULA NOSTRA
DE NON CONCEDENDIS INDULGENTIIS AD INSTAR AC ALIIS CONSTITUTIONIBUS
ET ORDINATIONIBUS APOSTOLICIS CAETERISQUE CONTRARIIS QUIBUSCUNQUE PRAESENTIBUS PERPETUIS FUTURIS TEMPORIBUS VALITURIS DAT ROM APUD S PETRUM
SUB ANNULO PISCATORIS DIE XI APRILIS MDCXXIII PONTIFICATUS NOSTRI ANN III

ovvero:

“PAPA GREGORIO XV
Ai diletti figli Provvisori, Deputati, Ministri e Sotto-Ministri
ed Assistenti del Monte di Pietà di Roma salute ed apostolica Benedizione
Intenti con pio zelo a rafforzare la vostra devozione e la salvezza delle anime con i tesori celesti della Chiesa, a voi tutti che avrete visitato devotamente la Cappella del medesimo Monte di Pietà e lì avrete rivolto devote preghiere a Dio per la concordia dei Principi Cristiani, per l’estirpazione delle eresie e per l’esaltazione di Santa Madre Chiesa, con autorità apostolica, per la disposizione della presente, misericordiosamente nel Signore, concediamo ed accordiamo affinché conseguiate tutte le indulgenze e le remissioni dei peccati ed i sollievi dei pentimenti che avreste conseguito se ogni giorno aveste visitato personalmente tutte le chiese delle stazioni che si trovano dentro e fuori detta città, nonostante la nostra regola di non concedere indulgenze assimilate ed altre Istituzioni e disposizioni apostoliche ed altre contrarie, le Presenti dovranno valere in perpetuo. Dato a Roma presso San Pietro sotto l’Anello del Pescatore il giorno 11 aprile 1623 anno terzo del Nostro Pontificato”.

meccanica dell'orologio antico del monte di pietà
12 Meccanica in bronzo dell’antico orologio del campanile

Dalla Sala Petrignani si accede al pianerottolo di avvio della scalinata che permette di salire ai piani superiori: qui, all’interno di una vetrina (nella foto 12), è situato un oggetto di antiquariato veramente esclusivo e pregevole, in quanto si tratta della meccanica in bronzo fuso che nell’Ottocento permetteva il funzionamento dell’orologio posto sulla facciata del Palazzo del Monte di Pietà, in particolare la struttura, la coppia di martelli e la magnifica sfera (o lancetta) unica in ferro.

porta nel palazzo del monte di pietà
13 Porta del XVI secolo

Al piano nobile, invece, è situata una porta (nella foto 13) che definire storica sarebbe piuttosto riduttivo: lo stile degli stipiti, l’uso dei marmi bianchi, del Diaspro verde e la raffinata decorazione posta all’interno della conchiglia in marmo della trabeazione permettono di datare la porta al XVI secolo. È lecito, quindi, supporre che la porta appartenesse all’antico Palazzo Santacroce Petrignani, prima ancora che Clemente VIII Aldobrandini acquistasse l’edificio per destinarlo a sede del Monte di Pietà.

Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Monte di Pietà di G.Vasi