Piazza Benedetto Cairoli (nella foto sopra) è dedicata a Benedetto Cairoli (1825-1889), grande combattente nelle Cinque Giornate di Milano, ma anche a Custoza, Varese, Calatafimi, Mentana ed aiutante di Giuseppe Garibaldi nella Spedizione dei Mille. Cessata la vita militare, fu deputato di Pavia per 30 anni, poi eletto Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri e dell’Agricoltura. La piazza, in passato detta anche “Tagliacozza” per alcune case appartenute ad Isabella Orsini, signora di Tagliacozzo, fu più volte ampliata, soprattutto in occasione dell’apertura di Via Arenula alla fine dell’Ottocento. Presenza imponente ed importante è senza dubbio la bellissima chiesa di S.Carlo ai Catinari, un tempo inclusa nel perimetro del rione Regola ma oggi appartenente al rione S.Eustachio.
Il giardino ricavato dalle demolizioni di Palazzo Branca e degli altri prospicienti la vecchia piazza, nonché della chiesa di “S.Biagio de’ Cacabarii” (dalle botteghe di fabbricanti di catini e vasi di rame, in latino “cacabus“), è ellittico ed ospita la statua bronzea di Federico Seismit Doda (nella foto 1), opera di Eugenio Maccagnani del 1919. Il monumento riproduce il grande patriota che corse in aiuto di Roma durante i momenti difficili della Repubblica Romana, ma che partecipò anche alla difesa di Treviso, Vicenza e Milano. Fu Ministro delle Finanze durante il governo del Cairoli e di Francesco Crispi, ma le sue idee nettamente estremiste lo portarono alla destituzione dalla carica. La statua lo ritrae comodamente seduto in poltrona con un libro nella mano destra che sembra in procinto di cadere da un momento all’altro.
Il giardino è ornato anche da una fontana (nella foto 2) realizzata da Edouard André nel 1888 e costituita da una vasca ottagonale in granito di Baveno, al centro della quale si innalza un pilastro a pianta quadrata che sorregge un’antica tazza romana originariamente situata nel Foro Romano ma rinvenuta nel 1887 durante uno scavo di fondazione di una casa in Piazza Cenci. Al di sopra è situato un secondo pilastro, snello e centinato, che sostiene un catino circolare da cui fuoriesce l’acqua.
Ma certamente la presenza più interessante di Piazza Cairoli Benedetto è il bellissimo Palazzo Santacroce (nella foto 3), costruito in vari momenti tra il 1598 ed il 1668. Il progetto fu di Carlo Maderno, che vi lavorò fino al 1602 su incarico di Onorio Santacroce; la costruzione fu ripresa nel 1630 da Francesco Peparelli per il marchese Valerio e continuò fino al 1640; poi Giovanni Antonio De Rossi eseguì su commissione del Cardinale Marcello una serie di lavori tra il 1659 ed il 1668, sistemando anche la facciata definitiva su Vicolo dei Catinari. I prospetti furono tutti restaurati nell’Ottocento, mantenendo però l’originaria caratteristica barocca nei quattro piani, il secondo dei quali è un ammezzato, con finestre architravate al primo e quarto, modanate all’ammezzato ed al terzo, tutte decorate con festoni di frutta in stucco. Il portale che apre sullo slargo fronteggiante la chiesa di S.Carlo ai Catinari presenta lo stemma dei Santacroce e degli Sforza Cesarini, a ricordo della contessa di Santafiora, sposata ad un rappresentante di quella famiglia.
La parte posteriore di Palazzo Santacroce che affaccia su Vicolo dei Catinari è collegata mediante un ponte, intagliato in finte colonnine balaustrali, ad altri edifici di proprietà della famiglia utilizzati come alloggi per la servitù ma anche come scuderia, tanto che il vicolo ebbe anche la denominazione di Vicolo delle Stalle. L’Arco dei Catinari (nella foto 4), o dei Santacroce, fu commissionato dal Cardinale Marcello Santacroce, intorno al 1660, a Giovanni Antonio De Rossi in maniera che le proprietà risultassero unite in un corpo unico, concludendo così la sistemazione della facciata del palazzo principale su Vicolo dei Catinari. Nel vicolo, dai primi dell’Ottocento fino al 1850, funzionò un teatrino dialettale detto di S.Carlo.
Dal portale del vicolo, al civico 3, si accede al cortile dove è situata una bella fontana (nella foto 5) attribuita a Francesco Peparelli. È costituita da un’edicola ad arco raffigurante Venere che esce da una conchiglia sorretta da delfini e putti alati; sul timpano, sostenuto da pilastri dorici con telamoni, svetta lo stemma cardinalizio dei Santacroce. Sotto la raffigurazione si trova una tazza ovale sorretta da un altro telamone, a costituire la forma di un calice, dalla quale si innalzano zampilli che ricadono prima nel sottostante vaso di sostegno e poi nella vasca semicircolare posta quasi a fior di terra. Più grande l’altro cortile, al quale si accede dal portale di Via dei Giubbonari, un tempo ricco di frammenti architettonici di epoca romana, per lo più provenienti dal Tempio attribuito a Nettuno giacente sotto S.Maria in Monticelli, fra cui la famosa “Ara di Domizio Enobarbo“, un’opera della scultura romana tardo-repubblicana conservata in quattro lastre conservate in parte al Louvre di Parigi ed in parte al museo di Monaco. Nelle sale del piano nobile, nella seconda metà del Settecento, il salotto più elitario dell’epoca fu senza dubbio quello di Giuliana Falconieri, principessa di Santacroce e sposa del principe Antonio, un salotto frequentato da cardinali e diplomatici di mezza Europa. Notevoli sono anche gli affreschi delle sale, come quelli della galleria, risalenti al 1640, di Giovanni Battista Ruggeri, mentre il salone prospiciente Via degli Specchi è affrescato con scene bibliche di Giovanni Francesco Grimaldi. A fine Ottocento il palazzo divenne sede dell’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede. Dal 1904 la proprietà passò ai conti Pasolini Dall’Onda, che aprirono il salotto ai seguaci del Modernismo, come Fogazzaro, finché il movimento non fu condannato dalla Chiesa nel 1907. Suddiviso in varie unità immobiliari, fu sede dell’Istituto Italo-Latino Americano e della scuola di perfezionamento in Studi Europei della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università “La Sapienza”, mentre attualmente, tra le altre cose, ospita il Centro Russo di Scienza e Cultura.