Piazza delle Cinque Scòle occupa un’area che, in passato, il muro del Ghetto aveva diviso in due parti: all’interno, “Piazza delle Scòle” ed una parte di “Piazza Giudea“; all’esterno, Vicolo dei Cenci, piazza dei Cenci e l’altra parte di “Piazza Giudea“, che venne intitolata a S.Maria del Pianto. Il nome attuale della piazza deriva dall’edificio, situato nell’antica “piazza delle Scòle“, che raccoglieva le cinque scuole ebraiche che vi funzionavano: tra le restrizioni giuridiche, sociali ed economiche, vi era anche quella che impediva agli ebrei di avere più di una sinagoga, prescrizione che fu aggirata incorporando sotto un unico tetto cinque diverse congregazioni o “scholae”, che raccoglievano gli esuli, ovvero la “Scòla Nova“, la “Scòla del Tempio“, la “Siciliana” di rito italiano, la “Castigliana” di rito spagnolo e la “Catalana“, la più importante dal punto di vista architettonico, costruita da Girolamo Rainaldi nel 1628.
Sulla piazza è situata la Fontana del Pianto (nella foto sotto il titolo), fatta erigere da Gregorio XIII nella seconda metà del XVI secolo affinché, secondo il rescritto papale, “anche gli Ebrei avessero refrigerio dell’acqua e abbellimento” e così denominata perché originariamente situata presso la chiesa di S.Maria del Pianto, al centro di “Piazza Giudea“. Gregorio XIII commissionò a Giacomo Della Porta la costruzione della fontana che fu realizzata dallo scalpellino Pietro Gucci utilizzando alcuni marmi provenienti dal Tempio di Serapide al Quirinale. La fontana, a pianta mistilinea, presenta, al centro, un balaustro che sostiene un catino a pianta circolare ornato di quattro mascheroni che versano nel bacino sottostante l’acqua proveniente dallo zampillo centrale. Gli stemmi Boccapaduli, Planca, Incoronati, Iacovacci e Altieri si riferiscono ai Magistrati capitolini in carica nel terzo trimestre del 1593. La fontana aveva anticamente due draghi (emblema araldico sia dei Boncompagni che dei Borghese, casate alle quali appartenevano Gregorio XIII e Paolo V) che gettavano l’acqua nella grande vasca e da questa, per mezzo di conchiglie sulle quali era scolpito il candelabro a sette braccia, l’acqua si riversava in due abbeveratoi: ma Innocenzo X (1644-55) la fece rimpicciolire e questa decorazione scomparve. La fontana era collocata vicino al palo dove si faceva “justitia per gli Hebrei” (dove, cioè, si giudicavano i reati commessi dagli ebrei) e dove venivano messi all’asta, fino al XVIII secolo, “i pegni che tengono li Giudii“. La fontana, dopo essere stata demolita all’epoca dei lavori di trasformazione della zona (1887) ed aver trascorso un lungo periodo nei magazzini comunali, fu posta, per alcuni anni, di fronte alla chiesa di S.Onofrio: soltanto nel 1930 fu ricollocata in questa piazza.
Sul lato meridionale della piazza sorge Palazzo Cenci-Bolognetti (nella foto 1), una famiglia derivante dall’unione avvenuta nel 1772 tra i Conti Bolognetti e l’unico erede dei Cenci, Girolamo: questo palazzo, infatti, fa parte del complesso di Palazzo Cenci. L’edificio fu realizzato nell’Ottocento sull’area precedentemente occupata da alcune case, appositamente demolite, che facevano parte della cosiddetta “isola Cenci“: la realizzazione dell’edificio a forma di L indica, sul lato corto, l’inserimento di elementi architettonici di quelle costruzioni cinquecentesche, là dove è inserito il grande portale, sovrastato da una loggia, che presenta inciso nell’architrave il cognome “CENCI BOLOGNETTI”. Il lato lungo sviluppa su tre piani, il primo dei quali è a finestre architravate; bello il cornicione a mensole con decorazioni di rose e mezzelune.
La chiesa di S.Maria del Pianto (nella foto 2) corrisponde all’antica “S.Salvatore de Caccaberis” (dalle botteghe di fabbricanti di catini e vasi di rame, in latino “cacabus“), successivamente dedicata a Maria dopo la lacrimazione di un’Immagine della Vergine, avvenuta presso l’Arco de’ Cenci (dove la Sacra Immagine era prima situata) e causata, dice la tradizione, dall’ostinazione degli ebrei a non volersi convertire. La versione più veritiera narra però che la Madonna iniziò a lacrimare quando nel XVI secolo un uomo venne accoltellato proprio dinanzi alla Sacra Immagine.
Nel 1612 la Confraternita di S.Maria del Pianto fu autorizzata da Papa Paolo V ad edificare un tempio più grande per custodire al suo interno il miracoloso affresco della Madonna del Pianto posto presso l’altare maggiore (nella foto 3): dei lavori fu incaricato Nicolò Sebregondi, che però lasciò incompiuta la facciata. Alla fine del XIX secolo un fulmine causò gravi danni alla chiesa che rimase chiusa al culto fino al restauro avvenuto ai primi anni del ‘900.
Caratteristica la cupola che si presenta, all’esterno, completamente inglobata in un tiburio ottagonale, coperto di tegole, su cui si trovano quattro finestre rettangolari ed un orologio circolare (nella foto 4). All’interno, invece, la cupola è emisferica, con quattro aperture corrispondenti a quelle esterne rettangolari, ma ovali, mentre altre quattro, ugualmente ovali, sono dipinte. Fu decorata da Camillo Marini durante i restauri del 1817, con una semplice raggiera che parte dalla base per raggiungere il centro, dove, entro un festone circolare, campeggia il simbolo dello Spirito Santo.