Via Arenula fu aperta nel 1880 per collegare il largo di Torre Argentina con il ponte Garibaldi, distruggendo in tal modo parte di via delle Zoccolette e le antiche chiese di “S.Maria de’ Calderari“, “S.Bartolomeo dei Vaccinari“, “S.Anna dei Falegnami” e “Ss.Vincenzo ed Anastasio dei Cuochi”, così denominata perché sede della Compagnia della Ss.Annunziata dei Cuochi e dei Pasticceri. Il toponimo “Arenula” ricorda invece la rena, la sabbia fluviale che il Tevere deposita ancora oggi durante le sue piene: è lo stesso termine dal quale, per corruzione, prima “Reola” e poi “Regola“, prende il nome anche il rione di appartenenza e le famose spiagge della “Renella” (sponda Trastevere) e della “Regola”. Infatti la sabbia che si depositava sulla ripa del Tevere teneva lontane in questo punto le case che solitamente s’affacciavano direttamente sul fiume: qui si formavano, specialmente durante i periodi di magra, delle vere e proprie spiagge, che costituirono il primo e più antico “lido” dei romani.
Via Arenula è condivisa da due rioni: dal lungotevere Cenci fino a piazza B.Cairoli appartiene al rione Regola, da piazza B.Cairoli al largo Arenula al rione S.Eustachio. Provenendo da ponte Garibaldi ci si imbatte immediatamente nella maestosità del palazzo del Ministero della Giustizia (nella foto 1), ex Ministero di Grazia e Giustizia, il dicastero del Governo Italiano che si occupa dell’amministrazione giudiziaria civile, penale, penitenziaria e minorile. La costruzione dell’edificio, su progetto del 1913 dell’architetto Pio Piacentini, comportò la demolizione di una serie di case rinascimentali a sinistra di via della Seggiola, dalla quale si salvarono soltanto le retrostanti Case di S.Paolo. Le prime fondazioni furono poste nel 1914, ma i lavori, sospesi per gli eventi bellici, vennero compiuti solo nel 1924, con successivo ampliamento nel 1932 relativo all’ala posteriore con la sopraelevazione.
Costruito come sede del Ministero di Giustizia e Culti, come allora il dicastero era denominato, sostituì la sede precedente situata nel palazzo di Firenze. È un edificio raffinato, nonostante le dimensioni grandiose, realizzato in uno stile vagamente rinascimentale, con il bel prospetto a bugne di travertino, a punta di diamante, l’ornato ad ovoli e palmette, il loggiato dei corpi laterali. Sugli spigoli è rimasto lo stemma dei Savoia (nella foto 2); sul portale a tre arcate quattro figure a rilievo entro tondi esortano al rispetto della giustizia.
Il palazzo antistante al Ministero, al civico 41, conserva sulla parete del cortile, proprio di fronte al portone d’ingresso, una bella fontana (nella foto 3) realizzata verso la fine dell’Ottocento. È formata da una nicchia, con catino a valva di conchiglia, esternamente ornata da lesene con capitello, entro la quale è posta una leggiadra figura femminile, forse una Nereide, ovvero le ninfe marine della mitologia greca, figlie di Nereo e dell’oceanina Doride. La statua è raffigurata con il braccio destro alzato sul capo e con la mano sorregge un drappo che, girando dietro al corpo, è sostenuto dalla mano sinistra. La statua poggia su una cospicua formazione rocciosa sulla quale scorre l’acqua che si raccoglie entro una vasca a terra di forma rettangolare, con la parte anteriore arcuata. La fontana è adorna di una ricca vegetazione di felci.