L’Aventino (nella foto sopra visto da Ponte Palatino) è uno dei sette colli di Roma, insieme a Campidoglio, Viminale, Palatino, Quirinale, Celio ed Esquilino. Originariamente il colle si chiamava “Mons Murcius” (da “murtus” che significa mirto), dalle piante di mirto che lo ricoprivano e solo successivamente assunse il nome attuale. Sull’origine del suo nome vi sono diverse interpretazioni: c’è chi ipotizza derivi dagli uccelli (“aves” in latino) che Remo avrebbe visto volare, anche se in numero minore rispetto a quelli che vide Romolo dal Palatino, oppure che derivi da “ab advectu“, ossia trasportato, in quanto separato dal resto della città da paludi e raggiungibile solo in barca, oppure che derivi dal Re di Alba Longa, Aventino, che sul colle fu colpito da un fulmine e qui sepolto (forse l’ipotesi più probabile). Si ignora quando l’Aventino sia stato abitato per la prima volta, anche se la tradizione, abbastanza plausibile, vuole che sia stato popolato già da Anco Marcio. In seguito il colle diventò un quartiere soprattutto mercantile, frequentato da stranieri ed esterno al pomerio, anche se le Mura Serviane lo recingevano già nel VI secolo: solo all’epoca di Claudio la collina venne inclusa nel pomerio. Lo stesso Servio costruì il primo tempio, quello di Diana, situato al centro del colle e situato, secondo la pianta marmorea severiana, in una zona compresa tra S.Alessio, S.Sabina e S.Prisca, in corrispondenza dell’attuale via di S.Domenico. Dopo l’epoca monarchica l’Aventino conobbe due fasi, una popolare, l’altra aristocratica. Il colle ospitò le secessioni plebee del 494 e del 449 a.C. che portarono alla creazione del tribunato della plebe ed alla caduta dei decemviri. Nel 456 a.C. la legge Icilia dava la proprietà del colle ai plebei, che cominciarono così a costruirvi le loro abitazioni. Fiorirono altri templi, come quello dedicato a “Giunone Regina” da Camillo dopo la distruzione di Veio nel 396 a.C., il “Tempio di Vertumnus“, fondato da M.Fulvio Flacco e quelli di “Luna“, “Iuppiter Liber” e “Libertas“. In età imperiale, invece, con lo spostamento del porto Tiberino e delle attività commerciali annesse, i plebei si trasferirono verso sud, in vicinanza dell’Emporium, ed al di là del fiume, in Trastevere. Iniziò, quindi, l’era aristocratica: qui ebbero le loro dimore i Vitelli, i Pollioni, Traiano, Decio, Adriano. Ad oriente la collina è unita, tramite una sella (l’odierno viale Aventino), ad una ulteriore sommità, il cui nome antico è ignoto ma che viene in genere chiamata “Piccolo Aventino”: è la zona dove si trova la chiesa di S.Saba. Una leggenda vuole che tutto il colle sarebbe, in realtà, un’unica, immensa nave sacra ai Cavalieri Templari e che, prima o poi, dovrebbe salpare verso la Terra Santa. Il Piranesi, architetto, incisore e pittore, colui, cioè, che ebbe la commissione dai cattolicissimi Cavalieri di Malta di adattare tutta la zona a luogo di culto, riflessione e preghiera, era, in verità, un segreto ammiratore dell’Ordine dei Cavalieri Templari: edificò splendidamente il colle ma vi inserì tutta una serie di simboli, riferimenti, architetture, cifre e motti che lo farebbero riconoscere, nei secoli, da chi possiede la giusta chiave di interpretazione. La parte meridionale, quella che scende fino al Tevere ed è tagliata come una grande lettera V, è la prua della nave, mentre la porta d’ingresso della Villa dei Cavalieri di Malta è l’entrata al cassero del veliero.
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Aventino di E.Du Pérac