L’Aventino, intorno all’anno Mille, divenne una roccaforte in funzione delle lotte imperiali cittadine e fino al XV secolo fu la rocca della famiglia Savelli. La costruzione della rocca medioevale fu iniziata probabilmente da Cencio Savelli (noto anche come Cencio Camerario e per essere stato papa con il nome di Onorio III) e proseguì lungo tutto l’arco del Duecento, tanto da arrivare, con varie fortificazioni, fino alla Marmorata.
La rocca controllava il passaggio attraverso il “Ponte S.Maria” (oggi Ponte Rotto) e la strada di accesso all’Aventino dal Tevere, oggi nota con il nome di Clivo di Rocca Savella (nella foto 1) ma in passato conosciuta con il nome di “Vicolo di S.Sabina” (perché conduce alla chiesa di S.Sabina). Del castello rimane solo la cinta muraria, costruita con piccoli tufelli e con torri squadrate disposte a distanze regolari (nella foto sotto il titolo). La rocca terminò il suo ruolo di fortificazione intorno al XVI secolo per divenire un ampio giardino racchiuso da mura, anche se la zona, a causa della sua posizione strategica, non perse mai completamente la sua vocazione bellica. Infatti la rocca fu utilizzata dai romani durante la difesa della Repubblica Romana del 1849 per cannoneggiare le milizie francesi posizionate a Porta S.Pancrazio.
Il parco, noto anche con il nome di “Parco Savelli”, fu realizzato nel 1932 su disegno di Raffaele De Vico ed è denominato Parco (o Giardino) degli Aranci per la presenza di numerosi alberi di melangoli, ossia aranci amari: non si può lasciare il parco senza essersi affacciati dalla terrazza (nella foto 2) da cui si gode uno dei panorami più belli di Roma.
Due le curiosità degne di essere segnalate: la prima è il portale d’ingresso al Parco situato in Piazza Pietro d’Illiria, perché trattasi dell’antico portale di Villa Balestra qui murato da Antonio Muñoz nel 1936 (nella foto 3). Il portale fu costruito nel 1553 da Bartolomeo Ammannati come ingresso dell’ex Villa Poggi, acquistata l’anno precedente da Papa Giulio III. La villa, acquistata nel 1880 dal Cavaliere Giuseppe Balestra, fu smembrata a partire dal 1910 e divenne proprietà del Comune di Roma nel 1951.
La seconda curiosità riguarda la fontana (nella foto 4) addossata al muro del Parco, alla destra del suddetto portale: si tratta di una fontana anch’essa ricostruita nel 1936 a cura di Antonio Muñoz unendo un’elegante vasca termale romana di granito egizio ed il mascherone situato originariamente a Campo Vaccino, lì posto ad ornare un’altra vasca di granito grigio con funzione di abbeveratoio per i buoi. Quando nella prima metà dell’Ottocento la fontana del Foro fu smantellata, la vasca fu fatta trasferire da Pio VII a “Montecavallo” (attuale Piazza del Quirinale) ad ornare la Fontana dei Dioscuri, mentre il mascherone fu trasferito qualche anno dopo al centro della terrazza sovrastante il Porto Leonino come decorazione di una modesta fontana-sarcofago. Il mascherone, pregevole opera del barocco romano, fu realizzato nel 1593 dallo scalpellino Bartolomeo Bassi su disegno di Giacomo Della Porta. Quando nel 1897 iniziarono i lavori per la costruzione dei muraglioni, il mascherone fu smontato e trasferito nei depositi comunali e soltanto nel 1936 fu definitivamente posto nella sistemazione attuale, entro una nicchia in laterizio ricavata nel muro.