“Roma nell’Arte” vuole essere un omaggio ai numerosi artisti che hanno immortalato nelle loro opere molti angoli di Roma di cui altrimenti non vi sarebbe quasi più memoria, tramandando così fino a noi un ritratto della Città Eterna da loro conosciuta e della quale hanno saputo congelare non solo l’ambiente, oggi ormai radicalmente trasformato o “sparito”, ma anche le feste e i costumi dei tempi andati. Qui di seguito potrete leggere prima una breve scheda degli artisti interessati e poi ammirare, per ognuno di loro, le loro grandi opere:
Du Pérac Etienne, architetto, pittore, topografo ed incisore, nacque a Bordeaux nel 1525 e morì a Parigi nel 1604. Dal 1559 soggiorna a Roma, dove si ferma per circa un ventennio: di estremo interesse, benché non numerose (all’incirca un centinaio), le stampe pervenuteci, eseguite perlopiù su un suo disegno e realizzate ad acquaforte, ritraggono vedute, ricostruzioni di antichi monumenti, reperti archeologi, paesaggi. Nell’ambito di questa produzione si collocano “I Vestigi dell’Antichità di Roma”, un’opera composta da un frontespizio e da altre 39 tavole, tutte numerate da 2 a 40.
Falda Giovanni Battista, incisore, nacque a Valduggia, in provincia di Vercelli, nel 1643 e morì a Roma nel 1678. Le sue stampe, circa 300, ritraggono vedute urbane di Roma e dei suoi dintorni e sono state realizzate all’acquaforte, ossia quella tecnica incisoria in cui il disegno viene riportato sulla matrice, una lastra di rame, zinco o acciaio, tramite l’azione corrosiva di un acido, normalmente acido nitrico. Caratteristica fondamentale dell’acquaforte è la possibilità di tradurre nella stampa gli effetti luministici e pittorici del disegno. Tipici del Falda, da un punto di vista formale, sono la precisione del disegno, l’uso perfetto del chiaroscuro e l’attenzione del particolare. Le sue opere, inoltre, sono completate dall’identificazione di edifici e monumenti che si riferiscono ai numeri scritti direttamente sul disegno.
Pinelli Bartolomeo nacque a Roma, nel rione Trastevere, il 19 novembre 1781 e morì il 1° aprile 1835. Incisore, disegnatore e illustratore, caratterizzò il suo stile con scene di ambientazione popolare e di età classica, come i Cinquanta costumi pittoreschi del 1809, le 101 tavole della “Istoria Romana” e la “Via Crucis”. Illustrò anche opere letterarie, come la “Divina Commedia” nel 1826 e “L’Orlando Furioso” nel 1829 e pubblicò alcune serie di acqueforti rivolte alla delineazione dei costumi romani, napoletani e italiani. Soprannominato “er pittore de Trastevere“, rimane il mistero legato alla sua tomba: sepolto nella chiesa dei Ss.Vincenzo e Anastasio, con tanto di pubblico rogito del “notaro Apollonj”, la salma e la lapide, dopo ripetute e laboriose ricerche effettuate nel 1927, non furono più ritrovate. Qualcuno sostenne che, dopo le esequie, entrambe furono gettate via, forse perchè indegne di giacere accanto alle spoglie dei pontefici. L’Istituto di Studi Romani volle comunque collocarvi una lapide nel 1933 in ricordo dell’artista, come a testimoniare la certezza delle sue spoglie in questa chiesa.
Piranesi Giovan Battista nacque a Moiano di Mestre nel 1720 e morì a Roma nel 1778. Incisore ed architetto, realizzò una serie di incisioni caratterizzate da effetti di chiaro-scuri esaltanti le meraviglie dei monumenti romani. La sua vasta e famosa attività incisoria consta di circa mille acqueforti, quasi tutte di grande formato, raffiguranti, generalmente, “I monumenti dell’antica Roma” visti attraverso una mediazione romantica e visionaria. Tra le sue opere di architettura, invece, ricordiamo la chiesa di S.Maria del Priorato e la piazza dei Cavalieri di Malta, entrambe all’Aventino.
Roesler Franz Ettore nacque a Roma nel 1845 da una famiglia di origine tedesca e morì a Roma nel 1907. Grande acquerellista, dimostrò ben presto le sue doti tanto che nel 1875 aveva già fondato la Società degli Acquerellisti. Dedicò le sue opere a Roma e dintorni: ricordiamo la serie da lui stesso definita “Roma pittoresca” ma poi passata alla storia come “Roma sparita” e le produzioni dedicate ai Colli Albani, a Tivoli ed alla Campagna Romana. Come spesso accade ai grandi artisti, il meritevole riconoscimento della sua arte avvenne dopo la sua morte: in vita, le sue opere furono etichettate come “commerciali” ed eccessivamente “foto-dipendenti”, a causa della sua nota tecnica di fotografare dapprima i soggetti dei suoi acquerelli.
Rossini Luigi nacque a Ravenna il 15 dicembre 1790 e morì a Roma il 22 Aprile 1857. La scoperta delle incisioni di G.B.Piranesi cambiò la sua vita, perché fu proprio grazie all’opera del grande incisore veneto che Rossini s’inserì nella tradizione artistica della veduta incisa. Nacquero, a partire dagli anni 1818-19, le sue prime raccolte di acqueforti: “Raccolta di cinquanta principali vedute…” (1818-1819) in 50 tavole; “Le antichità romane…” (1819-1823) in 101 tavole; “l sette Colli di Roma” (1827-1829) in 30 tavole; “I monumenti più interessanti di Roma…” (1828-1830) in 56 tavole; “Le porte e le mura del recinto di Roma” (1829) in 35 tavole; “Gli archi trionfali onorari e funebri degli antichi romani…” (1836) in 73 tavole; “Scenografia degl’interni delle più belle chiese e basiliche antiche di Roma” (1839-1843) in 30 tavole; “Scenografia di Roma moderna che comprende…” (1848-1850) in 20 tavole. Attraverso queste opere dedicate a Roma l’incisore ravennate venne ridisegnando il volto della città, rilevando con acuta ed oggettiva attenzione i dati della sua complessa realtà archeologica e dei suoi luoghi più incantevoli. Il “raccontare” le bellezze paesaggistiche e monumentali di Roma e dei suoi dintorni, il documentarne la vita nei suoi aspetti più pittoreschi e ricchi di peculiarità, lo posero come assoluto protagonista nell’elaborazione culturale della Roma del primo Ottocento.
Vasi Giuseppe, incisore, pittore, archeologo e disegnatore, nacque a Corleone, in provincia di Palermo, nel 1710 e morì a Roma nel 1782. Con il suo caratteristico modo di incidere all’acquaforte “per coperture”, tra il 1747 ed il 1762 realizzò e stampò per proprio conto la monumentale opera “Delle Magnificenze di Roma Antica e Moderna” in dieci volumi, straordinaria documentazione iconografica di Roma e testimonianza dell’immensa tecnica e bravura dell’artista. Come per il Falda, anche il Vasi completa le sue opere con l’identificazione di edifici e monumenti tramite numeri scritti direttamente sul disegno.