Pascarella Cesare nacque a Roma il 28 aprile 1858 e vi morì l’8 maggio 1940. La sua poesia si basa sulla figura del popolano, non più plebeo però, bensì del “popolano della nuova Italia unificata e parlamentare, portato ad un livello di vita più dignitoso, meno mortificato dall’analfabetismo e dalla miseria”, come scrisse di lui Pier Paolo Pasolini, una “macchietta” di uno spettacolo di varietà. Il suo linguaggio non è più il romanesco del Belli, ma un italiano corrotto in un idioma romano. Tra le sue opere ricordiamo alcuni sonetti, pubblicati sulla “Cronaca Bizantina” e poi sul “Capitan Fracassa”, come “Er morto de campagna” (1881), “La serenata” (1883), “Er fattaccio” (1884), “Cose der monno” (1887). Nel 1886 Cesare Pascarella pubblicò, a sue spese, “Villa Gloria”, 25 sonetti sul tentativo dei fratelli Cairoli di liberare Roma, e nel 1894 il suo lavoro più noto, “La scoperta dell’America”, una raccolta di 50 sonetti nei quali un gruppo di popolani, riuniti in un’osteria, discutono sulla storia di Cristoforo Colombo e della scoperta del continente americano, il tutto colorito con commenti divertenti, osservazioni originali ed un po’ infantili e con grosse bevute di vino. Nel 1905 si accinse a scrivere “Storia Nostra“, una storia di Roma dalle origini, che doveva contare 350 sonetti, ma rimasta incompiuta con 277: nel 1961 venne pubblicata dall’Accademia dei Lincei.