S.Paolo alle Tre Fontane è la chiesa più antica dell’Abbazia, eretta nel V secolo sul luogo dove, secondo la tradizione, S.Paolo subì il martirio e la decapitazione, come recita la grande targa marmorea posta sull’architrave della facciata, sopra il portale di accesso: “S.PAULI APOSTOLI MARTYRII LOCUS UBI TRES FONTES MIRABILITER ERUPERUNT“, ossia “Luogo del martirio di S.Paolo Apostolo dove tre fonti sgorgarono miracolosamente”.
La leggenda infatti narra che la testa dell’apostolo, tagliata dal corpo, abbia rimbalzato tre volte per terra prima di fermarsi e che, ad ogni balzo, dal suolo sia scaturita una polla d’acqua: la prima calda, la seconda tiepida, la terza fredda. Sulle tre fontane, che a lungo conservarono le tre differenti temperature delle acque, furono così erette tre edicole in ricordo del miracolo avvenuto (nella foto 1 un’edicola). La chiesa che oggi ammiriamo fu realizzata da Giacomo Della Porta nel 1599 per volere del cardinale Pietro Aldobrandini, in un elegante alternarsi di mattoni e travertino, utilizzato per gli elementi decorativi del portale, delle cornici e dei capitelli; due statue, inoltre, sono situate sopra il timpano della facciata, dedicate a S.Paolo ed a S.Pietro e realizzate dal Franciosino. Dopo un piccolo vestibolo si accede ad una navata trasversale dove sono situate, su tre diversi livelli che testimoniano l’antica pendenza del luogo, le tre fontane, sulle quali, come già menzionato, furono edificate tre edicole a forma di nicchia con colonne di marmo nero di Chio, sovrastate dallo stemma Aldobrandini e da un catino a conchiglia e su ognuna delle quali è scolpita la testa di S.Paolo. Per molto tempo l’acqua fu distribuita ai fedeli perché ritenuta miracolosa per varie malattie, ma nel 1950, a causa dell’inquinamento, il flusso venne chiuso.
Nell’angolo di destra, vicino alla prima edicola e protetta da una cancellata, si trova la colonna (nella foto 2) alla quale la tradizione vuole che S.Paolo sia stato legato per subire il martirio. Degno di menzione il bellissimo mosaico romano policromo, posto sul pavimento della navata, risalente al II secolo d.C., con le personificazioni delle Quattro Stagioni e proveniente da Ostia Antica: fu donato da papa Pio IX nel 1867, in occasione del restauro della chiesa.
Il mosaico (nella foto 3) fu riportato alla luce nel 1864 ed è diviso in 5 riquadri: al centro è situato un rettangolo contornato da quattro riquadri che contengono i busti delle stagioni, accompagnati dalle scritte HIEMS (Inverno), VER (Primavera), AUTU(MNUS) (Autunno) ed AESTAS (Estate).