La Fontana dell’Acqua Acetosa, situata in Via dei Campi Sportivi, era nota fin dal XVI secolo, come documenta Andrea Bacci, archiatra pontificio e professore di botanica e farmacologia a Roma, nel libro VI della sua opera pubblicata nel 1567 ed intitolata “De Thermis”, un libro sulle acque, la loro storia e le loro qualità terapeutiche. L’Acqua Acetosa scaturiva da una sorgente acidulo-ferruginosa ed era molto apprezzata dai romani, i quali, nonostante i frequenti allagamenti causati dallo straripamento del vicino Tevere, vi si recavano numerosi. Proprio a causa delle inondazioni, nel 1608 la Camera Apostolica istituì la carica di “Custode dell’Acqua Acetosa”, che la prima volta fu affidata a tal Pietro Paolo Quarteri.
Nel 1613 Papa Paolo V Borghese fece realizzare da Giovanni Vasanzio una modesta fontana sulla quale venne apposta una lapide (nella foto 1) che così recitava: “PAULUS V PONT MAX ANNO SAL MDCXIII PONT SUI IX RENIBUS ET STOMACO SPLENI IECORIQUE MEDETUR MILLE MALI PRODEST ISTA SALUBRIS AQUA”, ovvero “Paolo V Pontefice Maximo nell’anno di salvezza 1613, 9° del suo pontificato – Questa acqua salubre cura i reni e lo stomaco, la milza ed il fegato e giova a mille mali”. Innocenzo X nel 1650 fece restaurare la fonte con l’inserimento di una nuova cannella ed una “medaglia di marmo” recante le insegne pontificie, che non esiste più. Anche Papa Alessandro VII Chigi riconobbe le proprietà terapeutiche dell’acqua e, per magnificarne anche esteticamente l’importanza, nel 1661 ordinò la realizzazione di una nuova ed artistica fontana, quella tuttora esistente, che venne eretta su progetto del pittore Andrea Sacchi e disegni architettonici di Marcantonio De Rossi (l’attribuzione al Bernini, dovuta ad una didascalia di Giovanni Battista Falda in una sua incisione ed ai riferimenti stilistici con Porta del Popolo, è da ritenersi non attendibile). Alla monumentale Fontana dell’Acqua Acetosa in travertino, situata più in basso rispetto al livello stradale, vi si accede attraverso una breve scalinata.
Le tre polle d’acqua (nella foto 2) sono inserite all’interno di altrettante arcate, decorate con i monti e la stella dello stemma dei Chigi e scandite da paraste; la parte superiore è ornata dall’attico contenente lo stemma pontificio di Alessandro VII e la grande iscrizione (nella foto 3) che così recita: “ALEXANDER VII PONT MAX UT ACIDULAE SALUBRITATEM NITIDIUS HAURIENDI COPIA ET LOCI AMAENITAS COMMENDARET REPURGATO FONTE ADDITIS AMPLIORE AEDIFICATIONE SALIENTIBUS UMBRAQUE ARBORUM INDUCTA PUBLICAE UTILITATI CONSULUIT A S MDCLXI”, ovvero “Alessandro VII Pontefice Maximo affinché si apprezzi la salubrità dell'(Acqua) Acidula attingendo una quantità più limpida e la piacevolezza del luogo, provvide, a pubblica utilità, all’aggiunta di una fonte ripulita, ad una costruzione più ampia con fontane ed all’introduzione di ombra degli alberi, nell’Anno del Signore 1661”. Intorno vi furono piantati alcuni alberi, sotto la sovrintendenza di monsignor Francesco Maria Antaldi, la carica di Custode fu eliminata ed in compenso venne emanato un editto severissimo per la tutela della fontana.
Nonostante questi accorgimenti, nel 1712 la quantità di acqua era notevolmente diminuita, provocando lunghe e snervanti attese dei visitatori, e la qualità stessa era peggiorata. Le proteste del popolo avevano richiamato l’attenzione della magistratura municipale che informò il pontefice. Clemente XI sottopose lo studio del risanamento ad una commissione presieduta dal cardinale camerlengo Giovanni Battista Spinola, alla quale parteciparono monsignor Giovanni Maria Lancisi, archiatra pontificio, e l’architetto Egidio Maria Bordoni, addetto alla presidenza delle acque.
Furono così realizzati lavori di riassetto, per i quali fu possibile attingere acqua con maggiore comodità, costruiti nuovi argini alle vicine rive del Tevere per preservare il luogo dalle inondazioni, bonificate le condutture e restaurata la fonte, intorno alla quale furono posti alcuni idrometri (uno dei quali nella foto 4) per misurare la variazione del livello e la quantità d’acqua penetrata nella fontana. Tali opere furono documentate da un’altra epigrafe ancora esistente (nella foto 5) e posta sopra l’arcata della polla centrale: “CLEMENS XI PONT MAX COERCITO FLUMINE CORRIVATIS VENIS PURGATIS DUCTIBUS INSTAURATO FONTE ACIDULAE SALUBRITATI ET CONSERVATIONI PROSPEXIT ANNO SAL MDCCXII PONT XII”, ovvero “Clemente XI Pontefice Maximo contenuto il fiume, canalizzata la vena d’acqua, purificata la conduttura, rinnovata la fonte dell’acqua acidula, provvide alla salute e al mantenimento nell’anno di salvezza 1712, 12° del suo pontificato”. Oggi la Fontana dell’Acqua Acetosa risulta ormai immersa nella città e nel suo traffico, ma non dimentichiamo che allora si trovava in aperta campagna ed era meta di gite e scampagnate “fuori porta”, durante le quali si beneficiava di una bella bevuta di acqua terapeutica. Le virtù salutari dell’acqua diedero origine ad un nuovo, redditizio mestiere, quello di “acquacetosaro”, ossia il venditore di acqua acetosa che, servendosi di somarelli o carrettini, trasportava l’acqua all’interno di fiaschi impagliati o damigiane, chiuse da tappi di fili di paglia, fin nelle case della città. Un altro intervento sulla fonte fu effettuato nel 1821, anche se stavolta non per motivi di ristrutturazione ma romantici. Il principe ereditario di Baviera Ludwig I, che diventerà Re nel 1825, si trovava a Roma ed apprese le qualità benefiche dell’Acqua Acetosa, vi si recava spesso.
Durante le sue visite, conobbe e s’innamorò di un’altra illustre frequentatrice della fonte, la marchesa Marianna Florenzi di Perugia ed allora il principe, per rendere più confortevole ed ameno il luogo dei suoi incontri, fece costruire, ai due lati dell’esedra, due panchine in pietra e fece piantare intorno alla fontana numerosi olmi. Inoltre fece incidere due scritte, una in tedesco e l’altra in italiano, sulle due panchine: quella a destra (nella foto 6) “LUDWIG BAYERN’S KRONPRINZ LIES DIESE BAENKE UND BAUM SETZEN 1821”, mentre a sinistra, quasi del tutto scomparsa, “LODOVICO PRINCIPE EREDITARIO DI BAVIERA HA FATTO METTERE QUESTI SEDITORI ED ALBORI MDCCCXXI”.
La storia non andò a buon fine per “ragion di stato”, perché il principe doveva tornare in patria essendo erede al trono, ma sembra che una tenera amicizia fra i due non ebbe mai fine e che Ludovico I conservasse per Roma e per questo luogo un affetto speciale. Anche un altro connazionale di Ludwig, pochi anni prima, si era innamorato di questa fonte: infatti il 5 luglio 1787 Johann Wolfgang von Goethe scrive nel “Viaggio in Italia”: “Fa un caldo maiuscolo. La mattina al levar del sole m’alzo dal letto e vado fino all’Acqua acetosa, una fonte d’acqua acidula sita a circa mezz’ora di strada dalla porta presso cui abito – Porta del Popolo – ; lì bevo l’acqua… molto efficace in questo clima. Verso le otto sono di ritorno a casa…”; poi ancora il 18 agosto: “Ieri, prima del levar del sole, mi recai all’Acqua acetosa; c’è da perdere la testa al vedere la chiarezza, la varietà, la trasparenza vaporosa e i colori divini del paesaggio, specie degli spazi più lontani”. Nel 1959, a causa di un forte inquinamento della falda di alimentazione dovuto probabilmente ad infiltrazioni dalle fogne e dagli scoli delle numerose abitazioni che nel frattempo erano state costruite nella zona, il flusso di Acqua Acetosa fu temporaneamente interrotto e da allora la fonte venne lasciata in uno stato di deplorevole abbandono, nonostante un’analisi chimica effettuata intorno al 1940 l’avesse catalogata come una delle migliori acque litiose d’Italia. Soltanto agli inizi del nuovo millennio, esattamente nel 2003, la storica Fontana dell’Acqua Acetosaa, classificata dal Fondo per l’Ambiente Italiano come primo monumento da restaurare, fu soggetta ad un percorso di riqualificazione che l’avrebbe riportata ad uno stato degno del suo passato. L’opera si concretizzò mediante la bonifica strutturale ed ambientale del luogo effettuata dal Circolo Canottieri Aniene, un restauro completo predisposto dalla Sovraintendenza Comunale ed attuato con la collaborazione del Dipartimento ai Lavori Pubblici, e soprattutto mediante l’intervento effettuato dall’Acea (Azienda Comunale Energia e Ambiente) che ripristinò l’impianto idrico mediante l’allaccio all’acquedotto dell’Acqua Marcia e realizzò un artistico impianto di illuminazione. Il 18 dicembre 2009 è stato così presentato ufficialmente, alla presenza delle maggiori autorità cittadine e statali, il “Parco della Fontana dell’Acqua Acetosa”, un’opera che ha permesso di riconsegnare a Roma un pezzo della sua storia.
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Fontana Acqua Acetosa di G.B.Falda