L’origine del nome di Roma è avvolto nel mistero perché quando gli storici iniziarono ad interrogarsi sulla sua origine si erano già recisi i fili della memoria. Le interpretazioni, dunque, sono diverse ed ognuna ha quel qualcosa di affascinante e di misterioso che, anche se chiaramente fantastico e leggendario, cattura la nostra curiosità. Senza ombra di dubbio, la più antica interpretazione risale a Servio, vissuto tra il IV ed il V secolo d.C., il quale sosteneva che il nome “Roma” derivasse da un nome arcaico del Tevere, “Rumon” o “Rumen“, la cui radice deriva dal verbo “ruo“, ovvero “scorrere”, sicché Roma avrebbe significato la “Città sul Fiume”. Gli storici di lingua greca, invece, desiderosi forse di considerare Roma una città di origine ellenica, narravano l’arrivo di profughi troiani sulle coste laziali dove Enea, il loro capo, avrebbe fondato una città dandole il nome di una delle donne, “Rome”, la quale, stanca di navigare da una terra all’altra, avrebbe convinto le sue compagne a bruciare le navi. In un’altra versione della leggenda “Rome” diveniva la figlia di Ascanio e la nipote di Enea, mentre in un’altra ancora si narrava che “Rome”, una troiana giunta in Italia con alcuni suoi compagni, sposò Latino ed ebbe due figli, “Romos” e “Romylos” (Remo e Romolo), i quali fondarono la città dedicandola alla madre. In questi racconti si riscontra un elemento comune, la derivazione del nome da “Rome”, di cui è certo perlomeno l’etimo, “romé“, che in greco significa “forza”. Sicuramente è nota a molti la leggenda della fondazione della città ad opera di Romolo e Remo: secondo Varrone era l’anno 753 a.C., il 21 aprile per l’esattezza, o, come dicevano gli antichi, l’undicesimo giorno prima delle calende di maggio. Forse anche gli antichi avevano compreso che questo racconto era un misto di favola e mito, ma ugualmente rimasero legati alla tradizione per una specie di religioso rispetto. Molto probabilmente fu Romolo che prese il nome da Roma e non viceversa. Un’altra importante interpretazione sull’etimologia del termine ricorda che il primo nucleo del Palatino, risalente circa alla fine del 2000 a.C., avesse un altro nome, sostituito durante la dominazione etrusca da “Ruma”, che i Latini avrebbero poi pronunciato Roma. Ma quale era il significato di questa parola? Il termine “ruma“, con le varianti “rumis” e “rumen“, significava, sia nel latino arcaico che nell’etrusco, da cui derivava, “poppa”. Se questa fosse l’origine del nome, potremmo interpretare “ruma” non solo come mammella che offre il nutrimento e la vita ma anche, in senso traslato, come sede delle forze vitali racchiuse nel petto e dunque “forte”, analogo al latino “valentia” ed al greco “romé“. Questa ipotesi spiegherebbe anche perchè venne scelta, come simbolo della città, una lupa di fattura etrusca dalle mammelle gonfie di latte. Nella foto in alto possiamo ammirare il gruppo situato in piazza del Popolo raffigurante la “Dea Roma” con ai piedi la Lupa ed i Gemelli tra le due statue del Tevere e dell’Aniene, opera di Giovanni Ceccarini (1823).