Saturnino Manfredi, detto Nino, nacque a Castro dei Volsci (all’epoca in provincia di Roma, oggi in provincia di Frosinone) il 22 marzo 1921. Trasferitosi a Roma, nel quartiere San Giovanni, con la famiglia all’inizio degli anni Trenta, frequentò l’Istituto Santa Maria, in Viale Manzoni 5, non proprio da studente modello. Nel 1937 si ammalò gravemente di tubercolosi e restò a lungo in sanatorio. Nel 1941 si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza e nel 1945 si laureò con una tesi in diritto penale. Nel 1944 si iscrisse all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, in quegli anni frequentata da grandi personalità dello spettacolo italiano, quali Tino Buazzelli, Paolo Panelli, Giancarlo Sbragia, Luciano Salce e Luigi Squarzina. Nel 1947 venne scritturato nella Compagnia Maltagliati – Gassman ed esordì sotto la direzione di Orazio Costa, che era stato suo insegnante all’Accademia e che Nino considerò sempre il suo maestro. Nella stagione 1948-1949 recitò al Piccolo Teatro di Milano, sotto la regia di Giorgio Strehler, nei drammi shakespeariani “Romeo e Giulietta”, “La Tempesta” e “Riccardo II”. Nella stagione 1952-1953 fu scritturato da Eduardo De Filippo portando in scena al Teatro Eliseo di Roma tre suoi atti unici, “Amicizia”, “I morti non fanno paura” e “Il successo del giorno”.
Abbandonata la prosa, iniziò a lavorare dapprima nei varietà radiofonici e poi in molti spettacoli del teatro di rivista e della commedia musicale: fu proprio durante la trasmissione televisiva “Canzonissima” del 1959, con Delia Scala e Paolo Panelli, che ottenne un importante successo di pubblico con la macchietta di “Bastiano, il barista di Ceccano”, la cui battuta “Fusse che fusse la vorta bbona”, (nata come invito all’acquisto del biglietto della Lotteria) entrò nel linguaggio comune. Nonostante avesse esordito al cinema con vari film, tra cui “Totò, Peppino e la… malafemmina”, non abbandonò del tutto il teatro tornando sulle scene a Roma nel 1962 nella famosa commedia musicale “Rugantino” (con un cast di attori e cantanti davvero eccezionali, quali Ornella Vanoni, Aldo Fabrizi, Bice Valori, Carlo Delle Piane, Lando Fiorini), che ebbe 138 repliche e fu presentata con fortuna anche all’estero. Al cinema recitò, seppure in parti di secondo piano, al fianco di Alberto Sordi in “Lo scapolo” ed in una serie di commedie interpretate da Marisa Allasio, “Susanna tutta panna” di Steno, “Venezia, la luna e tu” di Dino Risi e “Carmela è una bambola” di Gianni Puccini. Nel 1959 comparve nel film “Audace colpo dei soliti ignoti” di Nanni Loy, accanto a Vittorio Gassman, e poi fu il protagonista di “L’impiegato” di Gianni Puccini. Nel 1961 fu il protagonista di “Il carabiniere a cavallo” di Carlo Lizzani, poi svolse un ruolo drammatico nel film “A cavallo della tigre” di Luigi Comencini e “Anni ruggenti” di Luigi Zampa. In seguito, grande successo ebbero i film del 1968 “Straziami, ma di baci saziami” di Dino Risi e “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?” di Ettore Scola e con Alberto Sordi.
Il ruolo di Cornacchia/Pasquino in “Nell’anno del Signore” (nella foto 1), con Claudia Cardinale, inaugurò la serie di film interpretati per Luigi Magni ed ambientati nella Roma papalina, come “In nome del Papa Re”, dove interpretò Monsignor Colombo da Priverno, Giudice del Tribunale Pontificio, “In nome del Popolo Sovrano” nel ruolo di Angelo Brunetti detto Ciceruacchio, e “La Carbonara”, nel ruolo del Cardinale Rivarola.
Sul piccolo schermo Nino ebbe molto successo nel 1972 con lo sceneggiato televisivo “Le Avventure di Pinocchio” (nella foto 2) di Luigi Comencini, dove interpretò un meraviglioso Geppetto, insieme a Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Gina Lollobrigida.
Nel 1971 curò la regia dell’autobiografico lungometraggio “Per Grazia Ricevuta” (nella foto 3), con il quale si aggiudicò la Palma d’oro per la miglior opera prima al Festival di Cannes ed un Nastro d’argento per il miglior soggetto; il film, oltre al successo di critica, fu il più visto della stagione.
Nello stesso anno fu un commissario in “Roma bene” di Carlo Lizzani e nel 1972 interpretò il film “Girolimoni, Il mostro di Roma” di Damiano Damiani, con il difficile personaggio di Gino Girolimoni, il fotografo che, nella Roma dei primi anni del fascismo, venne accusato di aver ucciso alcune bambine. Nel 1974 fu il protagonista di “Pane e Cioccolata”, diretto da Franco Brusati, un film che dietro la patina da commedia descrive l’amara esperienza dell’emigrazione dei lavoratori italiani all’estero.
Con Vittorio Gassman e Stefano Satta Flores fu il protagonista del film capolavoro di Ettore Scola, “C’eravamo tanto amati” (nella foto 4) del 1974, al quale seguì, nel 1976, “Brutti, sporchi e cattivi”, ambientato nella periferia romana dei primi anni settanta, raccontata impietosamente con tutte le sue miserie. Nel 1978 venne diretto da Sergio Corbucci in “La mazzetta”, mentre nel 1981 curò la regia di “Nudo di Donna”. Negli anni Novanta interpretò numerose fiction televisive, come il commissario Franco Amidei di “Un commissario a Roma” ed il brigadiere Saturnino Fogliani nella serie televisiva “Linda e il brigadiere” con Claudia Koll. L’ultimo suo ruolo fu quello di Galapago nel film del 2003, uscito postumo in Italia, “La fine di un mistero”, diretto da Miguel Hermoso, dove interpretò uno sconosciuto privo di memoria, salvato dalla morte dal giovane pastore Joaquin durante la guerra civile spagnola del 1936 e ricoverato per 40 anni in un manicomio. Alla fine, dopo alcune ricerche, Joaquin scoprì la sua identità: si trattava del poeta Federico García Lorca, qui miracolosamente sopravvissuto alla fucilazione ad opera dei franchisti.
Il 7 luglio 2003, dopo la fine delle riprese, venne colpito da un ictus nella sua casa romana e venne trasportato d’urgenza all’Ospedale S.Spirito. A settembre un netto miglioramento gli permise il ritorno a casa, ma a dicembre venne colpito da una nuova emorragia cerebrale. Ricoverato questa volta presso l’Ospedale Nuovo Regina Margherita, in prossimità di Piazza S.Cosimato, non si sarebbe ripreso mai più completamente: morì a 83 anni il 4 giugno 2004.
La camera ardente fu allestita presso la Sala della Protomoteca del Palazzo Senatorio in Campidoglio. Dopo il funerale, celebrato il 7 giugno nella Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo, l’attore venne sepolto al Cimitero del Verano di Roma.
CIAO NINO