Via dei Funari (nella foto sopra) collega piazza Mattei a piazza Campitelli e prende il nome dai torcitori di funi che si erano stabiliti in questa via utilizzando come botteghe gli androni dell’antico “Circo Flaminio“, secondo alcuni, o del criptoportico della “Crypta Balbi“, secondo altri: è molto difficile dare ragione ad una delle due ipotesi visto che la via è situata proprio tra i due antichi monumenti.
In questa via è situata la chiesa di S.Caterina de’ Funari (nella foto 1), che prese il posto della medioevale “S.Maria de Dominae Rosae in castro aureo” (“castrum aureum” è il Circo Flaminio), edificata nel IX secolo su una sola navata e dedicata a S.Caterina d’Alessandria. Probabilmente all’inizio del XIII secolo, la chiesa di “S.Maria de Dominae Rosae” subì un primo rifacimento che la trasformò in un ampio edificio a pianta basilicale a tre navate, con la facciata rivolta verso l’attuale via Caetani. Nel 1534 la chiesa fu concessa da papa Paolo III a S.Ignazio di Loyola che vi fondò il Conservatorio di S.Caterina della Rosa, conosciuto anche come “Compagnia delle Vergini Miserabili Pericolanti” e vi fece erigere una casa attigua per accogliere le orfanelle, affinché fosse data loro una buona educazione. Tra il 1560 ed il 1564, quando la Compagnia assunse forma stabile come Confraternita, la chiesa fu riedificata e dedicata definitivamente a S.Caterina de’ Funari. La chiesa acquisì una pianta abbastanza severa, a navata unica con paraste lungo il perimetro, affiancata da tre cappelle semicircolari per parte, un presbiterio di forma rettangolare strutturato come una cappella ed una copertura a volta. La singolare facciata in travertino, con evidenti richiami a modelli rinascimentali, fu realizzata da Guidetto Guidetti a due ordini di paraste con un portale racchiuso tra colonne. Nella foto 1 possiamo notare anche il bel campanile posto sulla destra, aggiunto nel XII secolo e realizzato su una torre precedente. In occasione del rifacimento della chiesa nel XVI secolo, anche il campanile fu trasformato: al piano inferiore mensole ed archetti, a guisa di beccatelli, sporgono ancora a sorreggere la parte superiore, corrispondente alla cella campanaria, a sua volta sormontata da due zone a pianta ottagonale che si restringono fino a terminare in una piccola cupola.
Al civico 12 di questa via si trova Palazzo Patrizi Clementi (nella foto in alto sotto il titolo sulla sinistra), costruito intorno al 1580 per una famiglia rimasta sconosciuta, perché lo stemma che appariva sul cornicione fu abraso. L’edificio fu eretto comunque sul luogo dove sorgeva la Torre del Melangolo che sovrastava il palazzo Tebaldeschi; era questo un palazzo storico (noto come “palazzo della torre del Melangolo”) perché vi aveva abitato in affitto S.Ignazio di Loyola, che qui ricevette nel 1540 la bolla d’approvazione dell’ordine. L’edificio appartenne poi a Fabrizio Massimo, che lo vendette ai Mellini, finché nel 1626 risulta proprietà di Francesco Patrizi e con il cognome di questo casato è stato poi identificato. Il palazzo appartenne ai Patrizi fino al 1736, quando Maria Virginia Patrizi lo portò in dote al Marchese Giovanni Chigi Montoro, con il patto di assumere però anche il cognome e lo stemma dei Patrizi. Fu successivamente dei Clementi e degli Ascarelli: attualmente è proprietà dello Stato Italiano e sede della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio. Il palazzo, restaurato nel 1937 e nel 1965, sviluppa su tre piani con finestre architravate o a cornice e due portali sormontati da balcone, uno su Via dei Funari (nella foto sotto il titolo) e l’altro su Via Cavalletti (nella foto 2).
Notare sul fianco dell’edificio su Via dei Funari due belle colonne antiche (nella foto 3) incastonate nel muro, probabili residui del “Portico di Filippo“, individuato anche, durante alcuni scavi effettuati nell’Ottocento, nelle fondamenta dell’antistante palazzo Lovatelli.
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
S.Caterina dei Funari di G.B.Falda