Palazzo Giustiniani (nella foto sopra) è situato in via della Dogana Vecchia 29, così denominata dai primi del Settecento allorché gli Uffici della Dogana, un tempo situati tra la Sapienza e palazzo Madama, in un edificio non più esistente, furono trasferiti in piazza di Pietra. La struttura originaria di palazzo Giustiniani risale al 1585, quando monsignor Pietro Vento, probabilmente su progetto dei fratelli Fontana, inglobò alcune case preesistenti in un grande edificio, venduto poi nel 1590 ai Giustiniani, giunti a Roma da Genova pochi anni prima, dopo la perdita dell’isola di Scio conquistata dai Turchi. I Giustiniani fecero ampliare l’edificio su un progetto di Francesco Borromini del 1653, anche se molto probabilmente l’attuazione non fu opera del grande architetto. I lavori infatti furono terminati nel 1677, dieci anni dopo la morte del Borromini, ad opera del capomastro muratore Sebastiano Fonti e sotto la direzione di Domenico Legendre. Ma l’anno dopo, nel 1678, i lavori proseguirono con il Legendre per la nuova sistemazione dell’atrio e del cortile, dove furono collocati i rilievi e le sculture della collezione del marchese Vincenzo Giustiniani, che arrivò a raccogliere ben 1600 pezzi di scultura antica e quadri di Caravaggio, Raffaello, Giorgione e Tiziano.
Degna di nota era la presenza di una statua denominata Minerva (o Athena) Giustiniani (nella foto 1), acquistata dal marchese Vincenzo Giustiniani e tanto “venerata” da Johann Wolfgang von Goethe nei suoi “Ricordi di viaggio in Italia” nel 1787. La statua, copia romana in marmo del II secolo d.C. di un originale attico in bronzo del V secolo a.C., fu rinvenuta nel XVII secolo nel Tempio di Minerva Medica, forse proveniente dal Tempio di Minerva Chalcidica. La dea porta un alto elmo corinzio, decorato da due protomi di ariete affrontate sulla visiera, da cui fuoriescono ciocche ondulate sulle tempie e sulla nuca. Indossa un chitone pieghettato, sul quale è posta l’egida obliqua, ed un mantello, appoggiato sulla spalla sinistra ed avvolto intorno alla parte inferiore del corpo; il braccio destro è sollevato a reggere la lancia, mentre il sinistro è piegato al gomito verso il petto. Dalla lunga veste fuoriesce la parte anteriore dei piedi, calzati da sandali. Accanto al piede destro della dea ed attorno alla lancia si avvolge un serpente, la cui coda rispunta alla sinistra del chitone. Nel 1805 la statua fu acquistata da Luciano Bonaparte che nel 1817 la vendette a papa Pio VII che la collocò ai Musei Vaticani. Nonostante il marchese avesse stabilito nel suo testamento che “niente doveva essere venduto perché le opere restino per mia memoria perpetuamente“, nell’Ottocento la preziosa raccolta, tra vendite e spoliazioni nei successivi passaggi di proprietà, si vanificò, fino ad essere costituita solo dai bassorilievi murati nella parte orientale del cortile, la cui tentata rimozione fu bloccata dal Comune di Roma nel 1908. Nel 1859 il palazzo fu acquistato dai Grazioli, i quali lo affittarono nel 1898 al “Grande Oriente d’Italia” della Massoneria; nel 1926 il palazzo fu concesso al Senato e nel 1938 fu collegato a palazzo Madama con un passaggio sotterraneo. Dopo il 2 giugno 1946 fu sede del Capo provvisorio dello Stato Enrico de Nicola e nella Biblioteca, il 27 dicembre 1947, vi fu la firma della Costituzione della Repubblica Italiana. Attualmente il palazzo è sede della Presidenza del Senato. Va inoltre ricordato che il palazzo sorge sull’area delle antiche “Terme Neroniane“, come confermarono gli scavi effettuati al di sotto dell’edificio, che appurarono anche la presenza di “un obelisco situato sotto una colonna più in superficie”. Delle “Terme” oggi non rimane più nulla, se non due colonne inserite nel pronao del Pantheon e due collocate in via di S.Eustachio.
La facciata di Palazzo Giustiniani si presenta con tre piani di nove finestre, architravate al primo, riquadrate al secondo ed incorniciate al terzo; a coronamento un cornicione su mensole con aquile, gigli, torri e leoni, tutti simboli araldici che si riferiscono ai vari proprietari. Al pianterreno apre il borrominiano portale (nella foto 2) decentrato ad arco, tra due colonne con capitello ornato d’alloro ed alti pulvini sui quali poggia il balcone; lo affiancano finestre architravate ed inferriate su mensole e sottostanti finestrelle con grata.