Il primo nucleo di Palazzo Madama (nella foto sopra), situato nella piazza omonima, risale alla fine del XV secolo, quando il vescovo di Chiusi, Sinulfo di Castell’Ottieri, tesoriere di Sisto IV, acquistò l’area di “piazza Lombarda” (il nome antico di piazza Madama) per costruirvi un palazzetto. Qui venne a risiedere, in affitto, il cardinale Giovanni de’ Medici (futuro papa Leone X), che nel 1505 lo acquistò, a rate, facendo figurare come acquirenti il fratello Giuliano ed il nipote Lorenzo, duca di Urbino. Il cardinale però si indebitò a tal punto che fu costretto a vendere il palazzo alla cognata Alfonsina Orsini, vedova di Piero de’ Medici, che lo fece ristrutturare ed ingrandire. Alla sua morte, nel 1519, lasciò erede il cognato che glielo aveva venduto, che nel frattempo era divenuto papa Leone X. Questi, a sua volta, nominò erede il cugino Giulio, che divenne anche lui papa con il nome di Clemente VII. Proprio durante il pontificato di quest’ultimo, nel 1533, nel palazzo venne ospitata per pochi giorni Madama Margarita, bambina undicenne che venne a rendere omaggio al pontefice prima di divenire sposa del duca Alessandro de’ Medici.
Otto anni dopo, Madama Margarita vi tornò, stavolta moglie di Ottavio Farnese, nipote del nuovo papa Paolo III, come usufruttuaria perché vedova del duca Alessandro. Margarita si conquistò, in breve, la simpatia e l’affetto dei romani che la chiamarono “Madama” e tale appellativo restò legato anche al palazzo. In seguito vi abitarono diversi cardinali di casa Medici, finché nel 1609 ne divenne proprietario il granduca di Firenze Cosimo II, che lo fece ristrutturare nell’aspetto attuale su progetto di Ludovico Cardi, mentre la facciata barocca, realizzata nel 1642, fu opera di Paolo Marucelli (conosciuto anche come Maruscelli). Nel 1737 l’edificio passò dai Medici ai Lorenesi finché nel 1750 fu acquistato da Benedetto XIV che lo destinò a sede del Governatore di Roma, che così lasciò la precedente sede di via del Governo Vecchio. La destinazione d’uso però cambiò frequentemente: Clemente XIII vi fece qualche modifica e lo adattò a sede del tribunale, nonché di polizia e carcere, mentre Pio IX lo destinò a sede del Ministero delle Finanze e delle Diligenze pontificie: in questa occasione dal balcone centrale si effettuava l’estrazione del Lotto, che prima aveva luogo in palazzo Montecitorio. Nel 1870 il palazzo fu scelto definitivamente come sede del Senato del Regno d’Italia, divenuto poi della Repubblica.
Fu così un susseguirsi di trasformazioni: l’aula senatoria fu ricavata nel cortile, secondo un progetto di Luigi Gabet, nel 1905 il palazzo fu ampliato verso S.Luigi de’ Francesi, nel 1929 fu collegato con l’adiacente palazzo Carpegna, demolito e ricostruito per ospitare gli uffici del Senato, nel 1931 fu rifatta la facciata su via della Dogana Vecchia e collegato per via sotterranea con palazzo Giustiniani che divenne abitazione del Presidente del Senato. La facciata su piazza Madama è stata definita “pittoresca”, quasi realizzata da un pittore per quel suo aspetto più ricco di elementi pittorici e decorativi che di strutture architettoniche di un certo rilievo. Si presenta a tre piani con nove finestre ognuno ed è limitata da un bugnato angolare alle due estremità. Il pianterreno apre con un maestoso portale (nella foto 1) ornato da colonne con capitelli ionici tra due coppie di quattro finestre inferriate ed architravate con testa e zampe leonine, sormontato da un architrave con pelle di leone (nella foto 2) e da un balcone con finestra a timpano spezzato, mentre le altre otto sono a timpano curvilineo con conchiglia e volti di donna.
Al secondo piano vi sono finestre a timpano triangolare (nella foto 3) entro cui compare un giglio, mentre all’ultimo piano vi sono finestrelle quadrate incorniciate con mascheroni, quest’ultime unite da un fregio con leoni tra putti e panoplie (nella foto 4) e due vasi agli angoli della facciata (nella foto 5).
Il cornicione poggia su mensole a dado ed è sovrastato da teste leonine. Dal portale si accede al cortile d’onore, che presenta sul lato d’ingresso cinque arcate su sei colonne con capitelli scanalati; molto elegante lo scalone d’onore, con stucchi e nicchie decorate. Tra le sale s’impone la “Sala Maccari”, così chiamata da Cesare Maccari che l’affrescò con personaggi dell’antica Roma: famosi quelli relativi ad “Appio Claudio il Cieco” che esorta i senatori a non accettare le condizioni di pace di Pirro o quello che raffigura “Cicerone che lancia la sua accusa contro Catilina”.
Nella “Sala Mazzini” il soffitto a cassettoni rappresenta uno struzzo al collo del quale è legato lo stemma dei Medici. Anche in questa piazza purtroppo dobbiamo narrare le distruzioni avvenute negli anni ’30 per l’apertura di Corso del Rinascimento, uno stradone concepito dal Piano Regolatore del 1931 allo scopo di collegare Prati e Trastevere, lungo un tracciato che avrebbe dovuto passare per Campo de’ Fiori, piazza Farnese, via Giulia e quindi giungere dinanzi a ponte Sisto: fortunatamente le distruzioni non andarono oltre. Come in altri angoli della città, anche qui l’apertura del Corso del Rinascimento provocò la scomparsa di vie, vicoli, palazzi e anche di una chiesa, “S.Salvatore in Thermis“, situata proprio nella piazzetta Madama ed annessa al palazzo Madama. La chiesa, il cui nucleo originario risaliva al IV secolo, era stata ricostruita nel Cinquecento e prendeva il nome dalle “Terme Neroniane“, situate proprio in questo luogo: di questo antico edificio romano rimane soltanto qualche muro sotto palazzo Madama, due colonne inserite nel pronao del Pantheon e le due colonne situate in via di S.Eustachio.