Piazza di S.Andrea della Valle si apre tra Corso Vittorio Emanuele II e Corso del Rinascimento e prende il nome dall’omonima chiesa che qui è situata (nella foto sopra). L’attuale piazza è molto più grande dell’antica, detta di Siena dal palazzo dei senesi Piccolomini, che si apriva dinanzi alla chiesa di S.Sebastiano, demolita nel 1590 durante il pontificato di Sisto V. Nel 1582 la nobile Costanza Piccolomini d’Aragona donò un turrito edificio di proprietà dei suoi avi ai Chierici Regolari di S.Gaetano da Thiene: dall’unione di questo edificio con le antiche chiesette di S.Sebastiano e di S.Ludovico nacque la grande chiesa di “S.Andrea apostolo“, protettore di Amalfi, in onore del titolo feudale della famiglia Piccolomini. L’appellativo “della Valle” deriva dalla presenza delle antistanti proprietà della famiglia della Valle, situate tra Corso Vittorio Emanuele II, questa stessa piazza, Via del Teatro Valle e Largo del Teatro Valle. La chiesa fu iniziata nel 1591 da Francesco Grimaldi e Giacomo Della Porta e, dopo mutamenti ed indecisioni, affidata a Carlo Maderno, che si propose di farne una chiesa rivaleggiante con la Basilica di S.Pietro, a cominciare dalla cupola, che, per altezza, è la terza di Roma dopo quella di S.Pietro e dei Santi Pietro e Paolo all’EUR. È impostata su un tamburo ottagonale, dove si aprono finestre rettangolari, sormontate da timpani in alternanza curvi o triangolari, inquadrate da otto coppie di colonne ioniche che sostengono il cornicione. Quest’ultimo è leggermente aggettante sopra le colonne, mentre rientra in corrispondenza delle finestre. La volta, ricoperta con lastre di piombo, si innalza dopo una seconda cornice, più semplice della prima. È spartita in eguali sezioni da costoloni, nelle cui basi si trova lo stemma di Papa Alessandro VII Chigi, ovvero il monte a sei cime e la stella a sei raggi. Su ogni spicchio si trovano altre due file di finestrelle, allineate verticalmente: quadrate e con sobrie cornici quelle inferiori, rotonde le superiori con splendide cornici barocche a forma di conchiglia. Particolarmente interessante il lanternino di coronamento: le allungate aperture sono separate da colonnine binate che si distinguono per gli originali capitelli, opera del Borromini, dove le ali di un puttino formano una specie di voluta. Nel 1665 Rainaldi compiva la facciata della chiesa, ponendovi alcune statue, tra cui quella di “S.Sebastiano“, per ricordare la preesistente chiesa, e quella dell’angelo che tuttora si vede sulla sinistra, quasi puntellasse la facciata. A quest’angelo è legato un simpatico aneddoto: quando la statua venne innalzata, fu ampiamente criticata ed allora lo scultore Ercole Ferrata, avendo saputo che anche Papa Alessandro VII si era unito alle critiche, esclamò: “Se vuole l’altro angelo, se lo faccia da solo!”. Difatti, con una nota di asimmetria, questo rimase solo, senza il corrispondente angelo sul lato destro della facciata (ben visibile nella foto sotto il titolo).
La facciata è divisa in due ordini da un cornicione che reca la seguente iscrizione: “ALEXANDER SEPT P M S.ANDREAE APOSTOLO AN SALUTIS MDCLXV”, ovvero “Alessandro VII Pontefice Maximo (dedicò) a S.Andrea Apostolo nell’anno di salvezza 1665”. L’ordine inferiore è diviso da coppie di colonne con capitelli corinzi che inquadrano, ai lati, quattro nicchie con le statue di S.Gaetano, S.Andrea Apostolo, S.Sebastiano e S.Andrea Avellino, mentre al centro si apre il portale con timpano curvilineo, sormontato dalle statue della “Speranza” e della “Prudenza” poste ai lati di un grande stemma della famiglia Peretti, come ringraziamento ai due cardinali Alessandro Peretti Montalto e Francesco Peretti che permisero il proseguimento della costruzione. L’ordine superiore è suddiviso in tre ordini verticali da quattro coppie di colonne che inquadrano due finestrelle chiuse ai lati ed un finestrone con balaustra e timpano triangolare spezzato al centro. Il timpano di coronamento è decorato con un grande stemma di Papa Alessandro VII Chigi sorretto da due angeli.
L’interno della chiesa accoglie le spoglie di Pio II (il primo papa umanista, dal 1458 al 1464) e di Pio III Piccolomini (che fu papa per meno di un mese, nel 1503). Vi si trova anche la bellissima Cappella Barberini, conosciuta anche come la “Cappella della Tosca“, per la poetica leggenda, magistralmente musicata dal Puccini, che vuole la celebre cantante e la bellissima marchesa Attavanti prostrate a pregare proprio in questa cappella. Rifulgono anche gli affreschi del Domenichino e di Giovanni Lanfranco, al quale, dopo l’affresco della cupola “Gloria del Paradiso“, venne assegnata la maggior parte dell’opera, scatenando la gelosia del Domenichino, che, si dice, tentò persino di ucciderlo. La Cappella Strozzi, con le sue linee michelangiolesche, accoglie le copie di “Lia” e “Rachele”, due opere di Michelangelo che si trovano in S.Pietro in Vincoli. Nel 1903 fu collocata su questa piazza la statua di Nicola Spedalieri, che vi rimase fino al 1957, quando venne trasferita in Piazza Sforza Cesarini, ufficialmente per ragioni di viabilità, ma secondo alcuni invece proprio a causa del gesto della mano destra: anche l’angelo posto sulla facciata della chiesa di S.Andrea della Valle è rappresentato stranamente con il medesimo gesto della mano destra e quindi sembrava che i due dialogassero in modo alquanto volgare.
Dinanzi alla chiesa di S.Andrea della Valle è collocata la Fontana di Scossacavalli (nella foto 1), cosiddetta in quanto un tempo abbelliva la demolita “Piazza Scossacavalli“, a sua volta così denominata perché situata dinanzi alla chiesa di San Giacomo a Scossacavalli. La fontana fu smontata nel 1937 per la demolizione della Spina dei Borghi e l’apertura di Via della Conciliazione. Per breve tempo soggiornò anche in Via della Conciliazione, ma, per motivi di intralcio al traffico, venne rimossa anche da lì ed a lungo depositata nei magazzini comunali: fu ripescata soltanto nel 1957 e collocata nell’attuale posizione. La fontana, commissionata da Papa Paolo V Borghese a Carlo Maderno, presenta una vasca mistilinea, modanata e con un largo bordo, ai lati del quale si innalzano quattro zampilli d’acqua. Al centro un fusto con le aquile ed il drago, stemma araldico della famiglia Borghese, sostiene un catino dal quale si eleva un pennacchio d’acqua che ricade poi nella vasca sottostante.
Al civico 9 della piazza si apre Palazzo della Valle (nella foto 2), un ampliamento seicentesco del palazzo di famiglia che si apre su Corso Vittorio Emanuele II, con un bel portale incorniciato.
Il portale è affiancato da un’edicola sacra (nella foto 3) raffigurante la “Vergine col Bambino ed un Santo inginocchiato“.
Il lato settentrionale della piazza è chiuso dal Palazzo dell’INA (nella foto 4), un edificio sorto con l’apertura del Corso del Rinascimento come sede degli uffici dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni nel 1937, come indica anche la data incisa sulla facciata di travertino. L’edificio presenta una facciata ripartita in tre ordini orizzontali da altrettante fasce marcapiano: al pianterreno apre un portale dal cancello in metallo tra due finestroni rettangolari e la scritta “ITALIAE FINES PROMOVIT BELLICA VIRTUS ET NOVUS IN NOSTRA FUNDITUR URBE DECOR – ANNO DOMINI MCMXXXVII IMPERII PRIMO”, ovvero “La virtù bellica espande i confini dell’Italia e genera nuova bellezza nella nostra città – Nell’anno del Signore 1937 Primo dell’Impero”. La fascia centrale presenta 6 finestre, semplici quelle superiori, incorniciate e sormontate dalla scritta INA quelle inferiori.
La fascia superiore è costituita da una loggia con la parete di fondo decorata a bassorilievo con la lupa ed i gemelli (nella foto 5).
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Piazza e Chiesa di S.Andrea della Valle di G.B.Falda