Via dei Barbieri, posta tra Largo Arenula e Via del Monte della Farina, prende il nome dall’Università risalente al 1443 che riuniva, oltre ai Barbieri, anche i Profumieri, i Parrucchieri, i Flebotomi (una categoria di barbieri che effettuava appunto la flebotomia o salasso) e gli Stufaroli, ossia i proprietari dei bagni pubblici detti appunto “stufe”. Nel 1560 l’Università si stabilì nella chiesa allora dedicata alla Ss.Trinità, occupata dalle suore francescane di S.Chiara, che venne così riconsacrata ai due Santi medici Cosma e Damiano, protettori dei medici, chirurghi, farmacisti e barbieri.
A questo punto occorre precisare che un tempo esisteva una particolare categoria di barbieri, denominati barbieri-chirurghi, che svolgeva un’attività molto vicina a quella medica perché praticavano anche operazioni come salassi, estrazioni dentarie o medicazioni di ferite leggere. Dopo vari restauri, nel 1722 l’Università decise la ricostruzione della chiesa e dell’adiacente convento per adeguarli alle loro nuove esigenze. Quando la Confraternita venne sciolta nel 1870 (sostituita dal Collegio dei Parrucchieri), la chiesa venne sconsacrata: dopo pochi anni, nel 1888, venne affidata all’Arciconfraternita di Gesù Nazareno (che precedentemente si riunivano nella chiesa di “S.Elena”, demolita per i lavori di apertura di via Arenula) e così nel 1896 la chiesa mutò ancora denominazione, con la dedica a Gesù Nazareno. La facciata (nella foto sotto il titolo), molto semplice e lineare, è limitata da lesene con capitelli corinzi; il portale, sul quale appare ancora l’iscrizione “VEN ARCHIC IESU NAZARENI“, è architravato e sormontato da una finestra riccamente decorata con volute e conchiglie, sopra la quale svetta la dedica ai Ss.Cosma e Damiano; al di sopra un timpano spezzato, al centro del quale è posta la croce, conclude la facciata. All’interno si può ammirare una “S.Elena” attribuita al Pomarancio, mentre nel vicino convento si trova una “S.Caterina d’Alessandria” del Cavalier d’Arpino.
Al civico 6 di Via dei Barbieri è situato Palazzo Cavallerini Lazzaroni (nella foto 1), costruito poco prima del 1676 per il futuro cardinale Giovan Giacomo Cavallerini.
L’edificio passò poi ai Lazzaroni, famiglia oriunda di Bergamo, nominati baroni il 22 aprile 1879 dal Re Umberto I di Savoia. Nel 1784 il palazzo divenne sede di una scuola pubblica per sordomuti, probabilmente la prima del genere, alla quale si dedicò con spirito apostolico Tommaso Silvestri. Dopo il 1870 divenne sede della Banca Nazionale Italiana, poi Banca d’Italia, che lo ristrutturò per adattarlo alle esigenze bancarie. Quando la Banca d’Italia traslocò nel 1886 nell’attuale sede di via Nazionale, l’edificio divenne sede della Società Filarmonica di S.Gioacchino, che rappresentò opere buffe del Settecento su iniziativa degli impresari teatrali Palombi e Mencacci. Attualmente l’edificio è suddiviso in appartamenti ad uso ufficio ed abitazione. La facciata di tre piani apre al pianterreno con un alto portale architravato decentrato, decorato con volute e scudo: lo affiancano sette finestre sulla sinistra e tre sulla destra, architravate ed inferriate con mensole, sotto le quali vi sono finestrelle inferriate o porticine. Le finestre del primo piano sono architravate, sovrastate da un oculo quelle centrali, mentre le finestre degli altri due piani sono riquadrate semplicemente. A coronamento, un semplice cornicione.
L’androne è arricchito da lesene binate e da un soffitto a fasce, mentre sulla parete destra risaltano lo stemma di Clemente X Altieri (nella foto 2) ed un sarcofago del IV secolo (nella foto 3) con un bassorilievo raffigurante scene di caccia al cinghiale ed al cervo. Nel cortile è presente una fontana con mascherone. Al piano nobile vi sono affreschi seicenteschi di Giacinto Gimignani raffiguranti “Venere sul carro” ed il “Tempo che strappa le ali all’Amore”, “Flora che sparge fiori”, l’Allegoria della Verità, mentre quello raffigurante la Giustizia, Fama e Verità appartiene a Ludovico Gimignani, figlio di Giacinto.