Via della Scrofa ricalca esattamente il tracciato di un’antica strada romana che, incorporando il percorso dell’attuale Via di Ripetta, costeggiava a destra il Tevere (all’altezza dell’attuale Ponte Cavour) ed a sinistra il Mausoleo di Augusto e confluiva nella “Via Flaminia“, all’altezza dell’odierna Piazza del Popolo. Si ritiene che l’antica via risalga al 29 a.C., ovvero all’epoca della costruzione del Mausoleo di Augusto. Il toponimo di Via della Scrofa deriva dall’insegna di una locanda ivi esistente già nel Quattrocento, come si fa cenno in alcuni documenti del 1445, dai quali risulta che questa zona era denominata “la Scrofa“. Il piccolo simulacro raffigurante una scrofa (nella foto in alto sotto il titolo), tuttora presente lungo la via, probabilmente un frammento di un antico bassorilievo marmoreo, fu murato sulla facciata del Convento degli Agostiniani e trasformato in fontanella per volontà di Papa Gregorio XIII soltanto nel 1580: da ciò si deduce che non fu la fontana a dare il nome al luogo, come spesso avvenne, poiché il toponimo esisteva già da oltre un secolo. Dopo la caduta dello Stato Pontificio, il convento divenne sede del Ministero della Marina del Regno d’Italia e così nel 1874, visto il notevole aumento del traffico lungo la via, la vaschetta fu rimossa e murata sullo stesso edificio ma all’angolo con Via dei Portoghesi, mentre la scrofa rimase là, come indica la lapide posta in tempi recenti sotto il piccolo animale: “IN QUESTO LUOGO ERA COLLOCATA LA FONTANA SPOSTATA SULL’ANGOLO DI VIA DEI PORTOGHESI NELL’ANNO 1874“.
Non soltanto, quindi, la fontanella venne rimossa ma si pensò bene di separarla anche! La piccola vasca pensile a coppa (nella foto 1) venne ornata da una bocchetta inserita in una semplice formella in marmo modanata e l’acqua che defluisce dalla tazza cade nella sottostante vasca di raccolta a fior di terra: il tutto è protetto da tre colonnine raccordate tra loro da due sbarre di ferro. Via della Scrofa è condivisa da due rioni: il primo tratto, da Largo Giuseppe Toniolo fino all’incrocio con Via della Stelletta (a destra) e Via dei Portoghesi (a sinistra) appartiene al rione S.Eustachio, il tratto da qui fino al congiungimento con Via di Ripetta appartiene al rione Campo Marzio. Prendiamo ora in considerazione il tratto appartenente al rione S.Eustachio.
Al civico 70 si affaccia il maestoso Palazzo del Collegio Germanico Ungarico (nella foto 2), la cui struttura originaria risale ad un grande fabbricato del Quattrocento, dove il Collegio Germanico, fondato nel 1552 da S.Ignazio di Loyola, si insediò nel 1573. Nel 1580 Papa Gregorio XIII unì l’edificio all’altro collegio da lui istituito, l’Ungarico, e così nacque il Collegio Germanico Ungarico. Nel 1634 il complesso fu demolito e ne venne costruito uno nuovo su progetto di Paolo Marucelli (conosciuto anche come Maruscelli) che prospettava su Via di S.Agostino ed era collegato con un arco al Palazzo dell’Apollinare. Successivi lavori per l’edificazione del Palazzo di S.Luigi comportarono nel 1776 la demolizione di una parte del palazzo, con il proseguimento dell’edificio in un nuovo e più ampio fabbricato, eseguito da Pietro il Camporese il Vecchio e Pasquale Belli, che prospettò su Via della Scrofa, mantenendo in piedi l’arco sulla Via di S.Agostino. La contemporanea soppressione della Compagnia di Gesù fece sì che il Collegio venisse affidato a sacerdoti secolari fino al 1789, quando venne chiuso e trasferito a Ferrara. Il palazzo divenne allora sede del Vicariato e sotto il pontificato di Leone XII vi risiedette il Cardinale Vicario di Roma nelle persone di Giuseppe Della Porta Rodiani e Placido Zurla. Durante il pontificato di Pio IX si ebbe la sopraelevazione di tutto l’isolato ad opera di Antonio Sarti e così il complesso assunse un assetto quasi definitivo, che si ebbe soltanto nel 1933, quando la facciata su Piazza delle Cinque Lune venne demolita e ricostruita più arretrata, secondo l’attuale allineamento, per l’apertura del Corso del Rinascimento. Nel palazzo hanno sede la Domus Internationalis Paulus VI ed il Pontificio Istituto di Musica Sacra. Il Collegio Germanico Ungarico, riportato a Roma a metà dell’Ottocento, ebbe una nuova sede nel 1889, quella ancora esistente in Via di S.Nicola da Tolentino 13. Il palazzo sviluppa su due piani, oltre al mezzanino e al pianterreno, con cantonali bugnati fino al possente ed elegante cornicione a mensole.
L’ingresso principale si apre su Via della Scrofa 70 con un severo portale affiancato da semicolonne doriche, con un mascherone posto sulla chiave dell’arco e sormontato da un balcone con ringhiera dove si apre una finestra ornata da un architrave su mensole. Varcato l’ingresso, dopo un breve atrio, si accede in un bel cortile ornato con una fontana ad edicola (nella foto 3) del tardo ‘600 composta da una grande vasca in marmo bianco, ornata da rocce e piante acquatiche, sulla quale poggiano due tritoni che versano acqua attraverso le loro buccine e sostengono una tazza semicircolare sopra la quale si erge un drago ad ali spiegate, emblema di Papa Gregorio XIII Boncompagni, che versa un filo d’acqua dalla bocca. La fontana, di stile berniniano, è inquadrata da un arco interamente affrescato a colori e raffigurante un paesaggio con piante ed alberi con un cielo azzurro come sfondo.
Dal 2017, nel portico del palazzo, è situata un’edicola sacra (nella foto 4) costituita da un tabernacolo convesso con timpano a cuspide all’interno del quale è custodita un’immagine della Madonna in preghiera e la scritta “AVE MARIA”: la Madonnella, in precedenza, era situata sulla facciata del Collegio Germanico Ungarico che si affaccia su Piazza delle Cinque Lune.