S.Saba

mappa del rione s.saba

S.Saba, ovvero l’appendice orientale dell’Aventino (nota anche con l’appellativo di “Piccolo Aventino“) era cinta in parte dalle Mura Serviane, nelle quali si aprivano due porte che davano accesso a questo settore, la “porta Naevia” e la “porta Capena“. La zona in origine ebbe il carattere di sobborgo della città ed era sede di umili abitazioni. Durante l’Impero, forse a causa dello spostamento del porto fluviale, l’Emporium, ma anche a causa del grande rinnovamento edilizio provocato dall’incendio di epoca neroniana, tutto l’ Aventino mutò aspetto: la salubrità dell’aria e l’abbondanza delle acque, inoltre, fecero sì che alle abitazioni operaie subentrassero lussuose ville patrizie. Tra queste segnaliamo la “Domus Cilonis“, la casa di L.Fabio Cilone, “praefectus urbi” nel 203 e console nel 204, a lui donata dal suo imperiale amico Settimio Severo: parti importanti di essa sono tuttora inglobate nella chiesa di S.Balbina. Inoltre l’area compresa tra le Mura Serviane e quelle Aureliane era caratterizzata da tombe ed abitazioni, alcune delle quali poi demolite per costruire il più grande monumento della zona, le “Terme di Caracalla“. Prima della costruzione delle terme vi era anche un vasto bacino, forse artificiale, detto “Piscina Publica“, creato prima del 215 a.C. e scomparso assai presto: fu proprio questo che in età augustea, quando la città venne divisa in “regiones“, dette il nome a questa “regio XII“, denominata appunto “Piscina Publica”. Il rione, che prende il nome dall’omonima Chiesa di S.Saba, fu istituito il 9 dicembre 1921 allorquando il più vasto rione Ripa venne privato con delibera comunale di una parte di territorio. Il lato suggestivo è tuttora fornito dalle grandi “Terme di Caracalla“, che fanno da quinta alla Passeggiata Archeologica, decretata fin dal 14 luglio 1887 per volere del grande romano Guido Baccelli ed inaugurata soltanto il 21 aprile 1917. Essa costituisce l’archeologica “via Nova” che conduceva alle Terme, rimasta sotterrata insieme al piano originale esterno dell’impianto termale a causa delle condizioni acquitrinose del terreno che non permisero di rimettere in luce il livello antico. Lo stemma del rione è rappresentato da una luna crescente argentata nella parte superiore e dall’arco di Diana in oro nella parte inferiore.