Porta S.Paolo (nella foto sopra) corrisponde all’antica porta Ostiensis delle Mura Aureliane, per la quale transitava il traffico del vicus portae Raudusculanae (oggi via della Piramide Cestia), uscente dalla porta Raudusculana delle Mura Serviane (situata dove oggi è piazza Albania) e confluente, subito fuori la porta Ostiensis, nella via Ostiensis. Quest’ultima invece si immetteva nella posterula situata ad ovest della Piramide Cestia e, attraversando l’area dell’attuale Cimitero Acattolico e del Parco Cestio, proseguiva in direzione dell’Emporium con un percorso che ricalcava il tracciato dell’attuale via Marmorata. Per motivi di sicurezza la posterula fu chiusa da Massenzio (306-312 d.C.), come indica il bollo di un laterizio incluso nel muro, e tutto il traffico proveniente dall’Emporium e diretto ad Ostia convogliato, tramite un diverticolo, sotto la porta Ostiensis.
Nel 1888 la posterula fu demolita per eseguire un prolungamento di via Marmorata, secondo un progetto, mai realizzato, di ripristinare l’antico tracciato della via Ostiensis ma tutto rimase così probabilmente fino agli inizi del Novecento, quando il muro fu ricostruito per delimitare l’area del Cimitero Acattolico: la collocazione della posterula è tuttora riconoscibile in quanto corrisponde alla grande apertura ad arco (nella foto 1), chiusa da un cancello, oltre la quale si può ancora vedere un breve tratto basolato dell’antica via Ostiensis. L’aspetto attuale di Porta S.Paolo è il risultato di varie fasi: originariamente la porta era a due fornici rivestiti in pietra da taglio ed inquadrati da due torri a pianta semicircolare. Nel periodo di Massenzio fu realizzata una controporta, anch’essa a due fornici di travertino, collegata alla porta principale tramite due muri a tenaglia, mentre le torri furono rafforzate alla base e sopraelevate di un piano. Con Onorio (negli anni 401-402) si ebbe la riduzione della porta esterna dai due fornici originali ad uno solo, sormontato dall’alto attico con la fila di finestre ad arco in corrispondenza della camera di manovra per la saracinesca ed il cammino di ronda merlato; ai lati, le due possenti torri furono rialzate, merlate e munite di finestre. La torre orientale custodisce un’iscrizione a ricordo dei lavori di restauro eseguiti da papa Benedetto XIV nel 1749 e che così recita: “BENEDICTVS XIV P M MOENIVM VRBIS A PORTA OSTIENSI AD FLAMINIAM PORTAM VETVSTATE FATISCENTIVM INSTAVRATIONEM INCOEPIT ANNO MDCCIL”, ovvero “Benedetto XIV Pontefice Maximo iniziò il restauro delle mura della città, che si sgretolavano per l’età, dalla Porta Ostiense alla Porta Flaminia nell’anno 1749”.
Il versante interno della porta (nella foto 2), ottimamente conservato con i due originali fornici in travertino, presenta, nella parte destra, una sopraelevazione quadrangolare al di sotto della quale è situata una bella edicola di età medioevale (nella foto 3) racchiusa da un arco a tutto sesto, sostenuto da due piccole colonne in marmo poggianti su mensole. Originariamente l’edicola doveva racchiudere un’immagine dell’apostolo Paolo, mentre oggi protegge un affresco ottocentesco raffigurante S.Pietro, come viene anche indicato dalla scritta sottostante: “S.PETRE ORA PRO NOBIS”, ovvero “S.Pietro prega per noi”.
Nella corte interna è situato un piccolo edificio del Settecento conosciuto come Casa del Dazio (nella foto 4), ovvero la stazione dei gabellieri destinati alla riscossione dei dazi sulle merci in transito e dei pedaggi: sulla facciata dell’edificio vi sono ancora conservate due belle edicole sacre raffiguranti l’Annunciazione e la Vergine con Bambino e Santi. Negli ambienti interni è allestito il Museo della Via Ostiense, sistemato nelle due torri e nell’ambiente dove avveniva la manovra per movimentare la saracinesca. Il Museo conserva documenti storici (foto e stampe) e reperti archeologici della via che sin dai tempi antichi garantì, inizialmente, l’approvvigionamento del sale e poi, in seguito al consolidamento delle strutture portuali, il commercio in genere.
Fra i plastici esposti spiccano i due più grandi, ideati dall’architetto Italo Gismondi, che riproducono il porto di Traiano e la città di Ostia nel periodo di massimo splendore. Porta S.Paolo assunse tale denominazione quando, decaduta l’importanza del porto e della città di Ostia, divenne maggiormente conosciuta come luogo di transito per coloro che si dovevano recare alla Basilica di S.Paolo fuori le mura. Oggi la porta appare estraniata dalla sua originaria utilizzazione difensiva in quanto isolata al centro della piazza: a destra, sin dal 1920, fu demolito il tratto che la collegava alle Mura Aureliane provenienti dalla porta Ardeatina al fine di agevolare il traffico, mentre la parte delle Mura che la univa alla Piramide Cestia andò distrutta durante i bombardamenti del 1944 e non fu più ricostruita, ma utilizzata, con il nome di via Raffaele Persichetti, come prolungamento di via Marmorata: ricordiamo che anche in questo breve tratto si apriva una posterula. Raffaele Persichetti, insegnante del Liceo Ginnasio Ennio Quirino Visconti ma soprattutto Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria, morì qui combattendo nella sanguinosa “Battaglia di Porta S.Paolo” nell’estremo, disperato tentativo da parte di militari e civili di bloccare l’occupazione tedesca di Roma avviata subito dopo l’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre 1943. A ricordo dei combattimenti che qui si svolsero, sulle mura situate a sinistra della Piramide Cestia, si possono notare ben quattro lapidi (nella foto 4), due delle quali ricordano la Resistenza Romana, qui poste dalle Associazioni Partigiane e dal Comune di Roma, a ricordo dei cittadini l’una (1947) e delle donne l’altra (9 settembre 1990); la terza lapide ricorda lo sbarco alleato ad Anzio del 4 giugno 1944 (qui posta il 4 giugno 1984) e la quarta i Caduti della Resistenza e del terrorismo (qui posta il 24 marzo 1980).
L’8 settembre 2011, in occasione del 68° anniversario dell’armistizio e della conseguente Difesa di Roma, venne qui trasferito dalla vicina piazza di Porta Capena il monumento (nella foto 5), sormontato da una colonna, realizzato dal Comune di Roma nel 1955 e dedicato a tutti i reparti militari che contribuirono alla difesa di Roma nelle giornate dell’8, 9 e 10 settembre 1943. Il bilancio delle vittime della Battaglia di Roma fu di 417 militari e circa 400 civili, di cui 43 donne.
> Vedi Cartoline di Roma di S.Saba e Testaccio
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Porta S.Paolo di E.Roesler Franz