I ruderi di Ponte Trionfale, detto anche “Vaticano” o “Neroniano“, situati nelle immediate vicinanze del ponte Vittorio Emanuele II, sono visibili soltanto quando il Tevere è in secca, come nella foto sopra: su entrambe le sponde affiorano infatti i resti dei piloni del ponte costruito da Caligola per collegare il Campo Marzio al suo Circo situato sul fianco sinistro dell’odierna Basilica Vaticana. Rinnovato successivamente da Nerone (per questo denominato anche “neroniano”), su di esso venne fatta passare la “via Triumphalis” (per questo il ponte è detto anche “Trionfale”), che arrivava fino a Veio. Nel 405 d.C. gli imperatori Arcadio, Onorio e Teodosio vi costruirono un arco di trionfo in ricordo della vittoria riportata da Stilicone a Pollenza nel 402 contro i Goti di Alarico, i quali incisero molto nella storia del ponte perché nel corso del secolo successivo questo venne demolito proprio per impedire ai Goti di entrare a Roma. Dopo più di 1.000 anni custoditi nelle acque del fiume, i piloni vennero alla luce nel Cinquecento: in questa occasione papa Giulio II decise di ristrutturarlo, come riferiscono le cronache del tempo, anche se l’opera non fu mai presa in seria considerazione. Notizie sul ponte ritornano nel Settecento quando i suoi piloni vennero utilizzati come basi di ormeggio di mulini galleggianti. L’invenzione dei mulini galleggianti risale al tempo delle guerre contro i Goti (ancora loro!) quando, a causa del taglio degli acquedotti, i romani furono costretti ad adoperare la forza della corrente del Tevere per muovere i meccanismi delle macine. Questa caratteristica struttura galleggiante, in pratica grossi baracconi quadrangolari con pale rotanti, faceva parte del paesaggio romano fino alla vigilia dei lavori di arginatura di fine Ottocento. Oggi rappresentano un interessante reperto di archeologia industriale: di uno di questi sono stati recuperati una lunga catena in ferro forgiato, una mola ed alcune tavole del “barchino d’appoggio”.