Il Bosco Parrasio o “Teatro degli Arcadi” è situato in posizione appartata sulle pendici del Gianicolo, a metà circa di via Garibaldi. Il complesso sorse come sede, nel 1725, della celebre Accademia dell’Arcadia, concepito per fare da sfondo alle prestazioni artistiche di quei letterati che, contrapponendosi al “cattivo gusto” barocco, idearono uno stile espressivo che si rifaceva alla “semplicità pastorale” dell’antica Grecia e della Roma arcaica, per restituire alle forme della letteratura l’eleganza e la sobrietà smarrite. Quest’accademia romana si formò spontaneamente come libera associazione di dotti e letterati: con la morte di Cristina di Svezia (1689) l’Accademia Reale da lei fondata si era dispersa, ma una buona parte dei suoi soci continuava a riunirsi negli orti suburbani a recitar versi, finché il 5 ottobre 1690 avvenne la fondazione dell’Accademia dell’Arcadia. Leader indiscusso tra i 14 fondatori fu il canonico Giovanni Mario Crescimbeni, che rivestì anche l’incarico di Custode Generale per i primi 38 anni, mentre la defunta regina di Svezia ebbe il titolo di “basilissa”. Proprio perché “pastori”, il luogo di incontro degli Arcadi doveva essere necessariamente un bosco, che prese il nome dalla Parrasia, una regione dell’Arcadia. Durante i primi anni gli Arcadi peregrinarono da un orto all’altro finché nel 1725, come già accennato, il Bosco Parrasio divenne la sede dell’Accademia. Ciò fu possibile grazie alla generosità del re Giovanni V di Portogallo, che da vero mecenate donò all’istituzione 4.000 scudi, con i quali venne acquistato l’orto, di proprietà dei Livi, dove fu edificato il Bosco ad opera di Antonio Canevari, il quale, in qualità di Arcade, non si fece pagare. Egli elaborò un progetto che risolveva in maniera brillante la difficoltà dell’inclinazione del terreno: questo venne strutturato in tre ripiani, raccordati da rampe di gradini alternativamente concave e convesse, poste verso i confini laterali dell’area e sostenute da parapetti. L’ingresso (nella foto in alto sotto il titolo) è composto di due elementi incurvati, ognuno scandito da due pilastri, su cui figura l’iscrizione “Accademia degli Arcadi”. Sul ripiano superiore trovò posto il teatro, di forma ovale, dove si trovano tre ordini di sedili di fronte ai quali c’è un leggio di marmo, dove i poeti declamavano i loro componimenti davanti all’attento uditorio
Quasi a far da quinta ad esso si trova un edificio, un tempo adibito ad archivio e segreteria (il cosiddetto “Serbatoio”), opera di Giovanni Azzurri che lo rifece nel 1838, dotandolo di una facciata a forma di esedra, ornata da semicolonne scanalate (nella foto 1 l’edificio ripreso da via di Porta S.Pancrazio). Sui lati della facciata sono affisse le tavole delle leggi, dodici secondo la tradizione romana: in alto l’iscrizione “Deo nato sacrum” ci dice che il bosco era dedicato a Gesù Bambino. Sul ripiano intermedio vi è una finta grotta, all’ombra di un pino gigantesco, mentre nel ripiano inferiore vi è una grande edicola di marmo che racchiude un’iscrizione del 1726 che ricorda la donazione del re di Portogallo. Tutto il complesso è arricchito da maestosi lauri, magnolie, cipressi, pini, oleandri e glicini. Dopo il primo periodo di successo incontrastato che durò quasi un secolo, arricchito dalla presenza di numerosi uomini illustri, iniziò il declino dell’Arcadia, finché, verso la fine del Settecento, il Bosco venne miseramente abbandonato. Fu poi riaperto nel 1839, dopo il restauro ed il rifacimento del “Serbatoio”. Oggi il Bosco Parrasio è sempre di proprietà dell’Accademia, anche se negli ultimi anni la proprietà fu data in affitto ad una nota personalità del mondo politico e sportivo: pertanto la visita al giardino è permessa soltanto previa richiesta scritta al Custode Generale dell’Accademia.