Collocata in modo da apparire come bellissimo sfondo di via Luciano Manara, l’antica Fontana del Prigione (nella foto sopra), situata in Via Goffredo Mameli, faceva parte dei monumenti che ornavano la famosa villa Montalto, scomparsa nel 1887 per la costruzione della Stazione Termini. Con la progressiva demolizione della villa, la fontana fu smontata e provvisoriamente accantonata nei magazzini del Ministero dell’Interno. In seguito, venne ricomposta in fondo a via Genova, donde, nel 1928, fu trasferita e definitivamente sistemata, a cura del Genio Civile, nella posizione attuale, alle falde del Gianicolo. Il sostantivo “prigione”, appartenente all’antica denominazione della fontana, deriva quasi certamente da un grandioso e pregevole gruppo statuario che comprendeva una mezza figura in marmo, più grande del naturale, raffigurante appunto un prigioniero. La fontana che oggi ammiriamo è costituita da un nicchione delimitato da due lesene che sostengono il frontone ricco di decorazioni floreali e protomi leonine.
Alla base di ciascuna lesena due piccoli catini sospesi ricevono l’acqua da altrettante cannelle, mentre una bassa piscina a fior di terra, protetta da sei eleganti colonnine, raccoglie l’acqua proveniente a ventaglio da una grossa testa di leone che sporge al centro della nicchia (nella foto 1). Non tutti gli elementi della fontana, però, sono originari; molti di essi sono stati rifatti, come le grandi volute laterali, le decorazioni interne a stucco e, probabilmente, la vasca di raccolta dell’acqua. Gli elementi in travertino che costituiscono il frontespizio della nicchia ed i pilastri laterali sono invece sicuramente autentici.