Piazza Giuseppe Gioachino Belli, situata dinanzi a ponte Garibaldi, deve il suo nome alla memoria del più grande cantore dialettale di Roma, Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863). Prima della costruzione dei muraglioni del Tevere questo luogo corrispondeva alla “piazza del Muro Nuovo” (come risulta anche dalla pianta del Nolli del 1748), così denominata per la presenza di un lungo e robusto muro costruito forse a difesa delle case dalle piene del Tevere. Nel 1890 la piazza era denominata “piazza Italia” finché nel 1910 tre illustri personaggi dell’epoca, Domenico Gnoli, Ferdinando Martini e Leone Caetani presentarono al sindaco di Roma, Enesto Nathan, l’idea di erigere e dedicare un monumento al grande poeta G.G.Belli. A tale scopo si formò un comitato di ammiratori e cultori del grande poeta che richiesero la concessione di quest’area. Nel frattempo Luigi Cesana, proprietario e direttore de Il Messaggero promossero una sottoscrizione popolare a quote di 2 soldi. L’importo preventivato di 30.000 lire sarebbe stato raggiunto anche con gli incassi di rappresentazioni straordinarie ai teatri Adriano, Valle e Quirino; i membri della Giunta raccolsero fra loro 200 lire ed il sindaco ne offrì 80 di tasca propria. Il 31 gennaio 1911 fu bandito il concorso ed il 22 aprile la commissione dichiarò vincitore lo scultore siciliano Michele Tripisciano (che rinunciò al proprio compenso).
Il monumento-fontana fu inaugurato il 4 maggio 1913: il Belli, raffigurato con cilindro e bastone, poggia la mano destra sulla spalletta di ponte Fabricio, accanto ad una delle erme marmoree quadrifronti per le quali il ponte fu anche denominato “ponte Quattro Capi”. Vogliamo segnalare due cose: il bastone è attualmente in ferro, fissato con cemento e dipinto di nero a simulare l’ebano, in sostituzione di quelli in legno originali, rubati più volte da burloni o da cacciatori di souvenir; inoltre si noti la mano destra del poeta con l’indice ed il pollice “quasi” chiusi a cerchio: forse è soltanto una posizione della mano appoggiata alla spalletta del ponte, ma il popolo interpretò malignamente quel gesto che a Roma ha un significato alquanto volgare (significare “andare a quel paese”). Il monumento presenta la seguente iscrizione: “AL SUO POETA G.G. BELLI IL POPOLO DI ROMA MCMXIII“; in basso, in rilievo, si trova il padre Tevere con la Lupa ed i Gemelli. Sul retro (nella foto 1), sempre in rilievo, è raffigurato un gruppo di popolani intorno alla statua di Pasquino.
Ai lati del monumento vi sono, sollevate su tre gradini, due fontanelle (una delle quali nella foto 2), simmetriche e gemelle, ciascuna formata da una bella vasca trilobata in marmo, con bordo modanato, nella quale un mascherone barbuto, appoggiato su una mensola ed al centro di due ampie volute, versa un abbondante getto d’acqua a ventaglio.