Piazza di S.Apollonia prende il nome dalla omonima chiesa di S.Apollonia che un tempo qui era situata e che fu abbattuta nell’Ottocento. La chiesa fu costruita nel 1582 dalla nobile Paluzza Pierleoni in sostituzione di un antico palazzo di famiglia, fin dal Trecento già adibito a monastero del Terzo Ordine di S.Francesco. La chiesa fu dedicata a S.Apollonia, martire nel 249 sotto Decio e protettrice del mal di denti (perché martirizzata con l’estirpazione dei denti e poi arsa sul rogo), ed a S.Chiara, come recitava l’iscrizione che era posta sopra il portale d’ingresso: “ECCLESIA S.CLARAE ET S.APOLLONIAE V ET M“. Il “Catalogo di S.Pio V” (1566-72) ricorda però una chiesuola denominata “S.Maria de Oliva” con annesso monastero di monache di S.Francesco: sia il termine “de oliva“, attribuito anche alla chiesa di S.Apollonia, derivante dalla contrada in cui sorgeva (forse per la presenza di un albero di olivo), sia il riferimento alle monache francescane, fa supporre che questa chiesetta sorgesse nel luogo dove poi fu costruita la chiesa di S.Apollonia. La tradizione vuole che i locali del severo monastero di terziarie francescane abbiano ospitato sia la Fornarina di Raffaello, rifugiatasi qui dopo la scomparsa del suo grande amore, sia Lorenza Feliciani, moglie di Cagliostro, quando questi fu rinchiuso nella fortezza di Castel S.Angelo. Nell’Ottocento, dopo la demolizione della chiesa di S.Apollonia, i locali del monastero furono destinati ad abitazioni, mentre al pianterreno si insediò un teatro, sul palcoscenico del quale recitarono alcuni dei più grandi interpreti del teatro italiano di fine ‘800 e inizi ‘900, come Leopoldo Fregoli ed Ettore Petrolini. Nel 1910 il teatro divenne prima cinematografo con il nome di “Amor”, poi ospitò un locale notturno, ma a metà degli anni ’60 tornò ad essere teatro con il nome di “Teatro Belli”. Da allora il teatro si è affermato come uno dei teatri “storici” dell’avanguardia teatrale italiana, ospitando grandi artisti come Flavio Bucci, Sergio Castellitto, Mario Scaccia e Dario Fo.
Su questa piazza erano situate anche altre due chiese: una, denominata S.Cristoforo, era situata accanto a S.Apollonia e come questa fu demolita; l’altra, l’unica superstite, è S.Margherita (nella foto sotto il titolo), un tempo situata di fronte alle altre due. Costruita nel 1288 con la dedica a S.Elisabetta, riedificata nel 1564 da Giulia Colonna (che in questa occasione la dedicò a S.Margherita) con annesso un altro monastero del Terzo Ordine Francescano, fu infine rifatta nel 1680 per volontà del Cardinale Castaldi ad opera di Carlo Fontana. Sul frontone della chiesa vi è l’iscrizione “IN HONOREM S.MARGHERITAE V ET M ET S.EMIGDII EP ET M“, ovvero “In onore di Santa Margherita Vergine e Martire e di Sant’Emidio Vescovo e Martire”: per questo motivo sia la chiesa che la piazza furono denominate anche “S.Emidio“. La facciata è a due ordini: quello inferiore è diviso in tre parti da lesene con capitello composito, con nicchie alle estremità ed un portale con timpano curvilineo al centro. L’ordine superiore, raccordato con ampie volute, presenta una grande finestra con timpano triangolare sovrastato da una croce con rami di palma, simbolo della vittoria della Croce. L’interno presenta una sola navata e tre cappelle laterali: sull’altare maggiore vi è un dipinto del Seicento di Giacinto Brandi che raffigura “S.Margherita“. Degna di menzione è l’Immacolata tra S.Francesco e S.Chiara del grande pittore Giovan Battista Gaulli detto “il Baciccia”. Il monastero passò a vari proprietari finché il Principe Poniatowski lo cedette alla Camera Apostolica che lo destinò agli inizi dell’Ottocento a sede della Manifattura dei Tabacchi. A metà Ottocento la produzione del tabacco, all’interno della città, era suddivisa così in tre diverse manifatture: in Piazza di S.Apollonia si produceva il tabacco da fiuto, nell’Ospizio di S.Michele i sigari forti e nei locali attigui a S.Maria dell’Orto i sigari leggeri, finché nel 1865 Pio IX unificò la manifattura trasferendola nell’edificio di Piazza Mastai. Oggi l’edificio è destinato a civili abitazioni e la chiesa, dopo essere stata officiata dalla Confraternita di S.Emidio fino al 1996, è affidata ad un sacerdote del Vicariato di Roma.
Il lato meridionale di Piazza di S.Apollonia è chiuso da Palazzo Pizzirani (nella foto 1), costruito nel Seicento per i Cesarini, passato nel Settecento ai Leoni, poi ai Cucurni e nell’Ottocento ai Pizzirani, ai quali si deve la sopraelevazione oltre il cornicione. Il piano nobile ospitò il “Venerabile Conservatorio di S.Giuseppe fondato il 19 giugno 1778 nel palazzo Leoni“, come è indicato nel libro parrocchiale di S.Maria in Trastevere: noto anche come “Casa di Carità” o “Conservatorio delle Pericolanti”, era tenuto da quattro maestre ed ospitava fino a 42 zitelle di età inferiore ai 18 anni. Il palazzo fu costruito sull’area precedentemente occupata da cinque case antiche e sviluppa una facciata di tre piani (la sopraelevazione, come sopra accennato, risale all’Ottocento) con finestre architravate al primo e terzo piano ed ornate da una cornice con testina di stucco al secondo.
Grandioso il portale, inquadrato da due lesene terminanti con due mensole che sorreggono il balcone soprastante, sotto il quale vi è raffigurata una grande aquila (nella foto 2), simbolo araldico dei Cesarini. Simile la facciata sinistra che prospetta su Piazza di S.Maria in Trastevere, dove il pianterreno è stato adattato a ristorante.
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
S.Apollonia di G.Vasi