La piccola ed antica chiesetta di S.Maria in Cappella (nella foto sopra), situata nel vicolo omonimo tra Piazza dei Mercanti e Via Augusto Jandolo, fu fondata il 25 marzo 1090 durante il pontificato di Urbano II (1088-1090) con il nome di “S.Maria ad pineam“, come riportato su un’epigrafe posta all’interno. Questa stessa epigrafe, secondo alcuni, spiegherebbe anche l’appellativo che le fu assegnato in seguito e che ancora oggi mantiene, ovvero “in Cappella”. Infatti un breve passo recita: “que appella(tur) ad pinea(m)”, in pratica “appella”, male interpretato, divenne “cappella”. Secondo altri il termine “cappella” potrebbe derivare dal fatto che una cappella sorgeva nel punto dove poi fu costruita la chiesa, oppure deriverebbe da “cupella“, un termine indicante un piccolo recipiente da 5 litri, tesi avvalorata dal fatto che la chiesa, come vedremo più avanti, fu mantenuta dalla Confraternita dei Barilari. Nel 1391 la chiesa fu restaurata da Andreozzo Ponziani, suocero di S.Francesca Romana, che vi costruì accanto un ospedale denominato “del Ss.Salvatore“, del quale la stessa Santa si occupava. Dopo la morte di Francesca Romana, il complesso passò in eredità alle monache di Tor de’ Specchi, le quali nel 1540 lo cedettero alla Confraternita dei Barilari, i fabbricanti di barili e mezzi barili, finché decadde lentamente fino a quando Innocenzo X, nel 1653, ne affidò le cure ad Olimpia Maidalchini della famiglia Pamphilj, cognata del pontefice, nota anche come la “Pimpaccia“. La nobildonna, che era proprietaria di un ampio terreno adiacente la chiesetta, vi costruì un enorme giardino (con annesso casino) che degradava fino al fiume. La proprietà rimase così fino alla morte del figlio di Donna Olimpia, Camillo, dopodiché, nel 1797, fu concessa in uso al Sodalizio dei Marinari di Ripa e Ripetta, i quali la restaurarono.
In un acquerello di Achille Pinelli del 1834 (nell’immagine 1) la facciata di S.Maria in Cappella appare divisa da quattro paraste entro le quali vi sono gli affreschi dello stesso autore raffiguranti “S.Francesca Romana” e “S.Gregorio Magno”, mentre il portale è sovrastato da una “Madonna con Bambino”; nel mezzo del frontone vi è un finestrone decorato con stucchi. Nel 1857 un parente della famiglia Pamphilj, Filippo Andrea Doria, fece restaurare la chiesetta dall’architetto di famiglia, Andrea Busiri Vici, il quale riportò la facciata all’aspetto medioevale, conferendole l’aspetto attuale: tutte le pitture andarono perdute, mentre un protiro, sopra il quale vi fu posta una statua marmorea della “Madonna con Bambino fra due pini”, inquadra il portale di accesso. La presenza dei due pini si spiega con l’antica interpretazione che un pino dette il nome primitivo alla chiesa, quell’ad pinea riportato sull’epigrafe, anche se “pinea” andrebbe tradotto con “pigna”, mentre pino, in latino, si dice “pinus“. Il restauro ripristinò anche l’ospedale che venne destinato alle malattie croniche: “Morbis chronicis curandis xenodochium ab Auria Pamphiljanum“, ovvero “Ospizio Doria Pamphilj per la cura delle malattie croniche”. Sulla destra della chiesetta è situato un piccolo campanile del primo periodo romanico, fra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo, che si erge per due lati sui muri della chiesa stessa, mentre gli altri lati sono sostenuti dai pilastri di fondazione. Tutto eseguito in laterizio, il campanile si sviluppa su due ordini, con bifore a pilastro, mentre la superficie è scandita da cornici marcapiano eseguite con un semplice filare a denti di sega inserito tra due file di laterizi. L’interno della chiesa è a tre navate divise da cinque colonne; le decorazioni appartengono all’ultimo restauro ottocentesco.