La chiesa di S.Pietro in Montorio (nella foto sopra) sorge sul luogo dove, secondo la tradizione, l’apostolo Pietro fu crocifisso sulla croce capovolta a testa in giù, sebbene la storia ritenga che il martirio di S.Pietro sia avvenuto nel Circo di Caligola e Nerone nell’ager Vaticanus (corrispondente all’attuale fianco sinistro della Basilica Vaticana). L’appellativo “Montorio” è corruzione di “Mons aureus” o “Monte d’oro”, per la marna gialla, anche detta “mica aurea“, che compone il colle Gianicolo sul quale la chiesa risiede. La chiesa fu fondata nel Medioevo per i monaci celestini (dell’Ordine di Celestino V), nel XII secolo passò ai Benedettini ed alla fine del Quattrocento fu affidata da papa Sisto IV ai frati Francescani. I frati, a seguito della definitiva acquisizione e conseguentemente al diffondersi della notizia che la chiesa contenesse la memoria del martirio di S.Pietro, provvidero a far abbattere il vecchio edificio per costruirne uno nuovo. La nuova chiesa di S.Pietro in Montorio fu eretta così inizialmente per munificenza del re di Francia Luigi XI e, successivamente, ad opera dei reali di Spagna Ferdinando V ed Isabella di Castiglia, per essere consacrata il 6 giugno 1500. Architetto della ricostruzione fu Baccio Pontelli. I bombardamenti avvenuti durante i combattimenti a difesa della Repubblica Romana nel 1849 danneggiarono seriamente la chiesa, distruggendo il quattrocentesco campanile (che fu poi interamente ricostruito), parte dell’abside ed il tetto. La chiesa di S.Pietro in Montorio presenta un’elegante facciata a timpano a due ordini con rosone gotico, preceduta da una doppia rampa di scale che conduce al bellissimo portale ligneo. L’interno, a navata unica terminante in un’abside poligonale, è scandito da tre campate: le prime due coperte da volte a crociera, corrispondenti a due cappelle semicircolari; la terza con volta a vela, fiancheggiata da due nicchioni che ripropongono l’andamento di un transetto. La chiesa conserva notevoli opere d’arte di Daniele da Volterra, di Giorgio Vasari, di Sebastiano del Piombo e di Gian Lorenzo Bernini. Sotto l’altare maggiore, non ricordata da alcuna lapide come avveniva per tutti i giustiziati, è sepolta Beatrice Cenci. Fino al settembre 1789, all’interno della chiesa era conservata, in una teca, la testa di Beatrice, decapitata in piazza di ponte S.Angelo l’11 settembre 1599: dopo 190 anni Jean Maccuse, soldato francese, profanò la teca e, dopo essersi divertito a prendere a calci la disgraziata testa di una delle donne più belle di Roma, andò via con il misero resto in tasca. Il francese, colpito da una terribile maledizione, da quel momento in poi non ebbe più pace: scherzo del destino, alla fine la sua testa andò ad ornare la teca di un sultano in Africa. Alla destra della chiesa, attraverso un cortiletto, si accede al chiostro formato da una serie di arcate murate (12 e 10 nei lati lunghi e 5 in quello corto) e da un portico di tre arcate rette da pilastri.
Al centro del chiostro si innalza il bellissimo Tempietto del Bramante (nella foto 1), sorto proprio sul luogo dove la leggenda vuole che sia stato crocifisso S.Pietro: difatti nella cripta sotterranea si può vedere il foro nel quale sarebbe stata piantata la croce del martirio. Il Bramante realizzò, tra il 1502 ed il 1509, quello che molti considerano il primo vero edificio rinascimentale di Roma su commissione di Ferdinando ed Isabella di Spagna, in adempimento, secondo la tradizione, di un voto fatto per ottenere un erede. La forma circolare del Tempietto riecheggia quella dei “martyria” cristiani, le cappelle dedicate al culto dei martiri: 16 colonne doriche sostengono la trabeazione con triglifi e metope, sormontata a sua volta da una balaustra. Al di sopra si innalza la cupola, impostata su un alto tamburo cilindrico, dove, separate da lesene, si alternano nicchie rettangolari ed a conchiglia. La calotta, rivestita in piombo e divisa in spicchi da costoloni, si conclude con una specie di lanternina cieca, dove al posto delle finestre si trovano vari emblemi. La cella del tempio presenta un corpo cilindrico, scavato da nicchie insolitamente profonde, decorate con conchiglie, e scandito da paraste come proiezione geometrica delle colonne del peristilio; l’interno ha un diametro di circa 4 metri e mezzo in quanto fu concepito come un luogo puramente simbolico e commemorativo più che uno spazio dedicato alle funzioni liturgiche. Sull’altare è collocata una statua di S.Pietro di anonimo lombardo. Il Tempietto fu restaurato nel secolo scorso, come ricorda una lapide commemorativa situata nel cortile del chiostro, all’inaugurazione del quale, il 25 maggio 1999, assistette il re di Spagna Juan Carlos. A fianco del chiostro è situato l’edificio dell’Accademia di Spagna di Belle Arti, risultante dalla trasformazione dell’antico convento francescano.
La piazza antistante la chiesa di S.Pietro in Montorio fu sistemata nel 1605 grazie agli aiuti economici del re Filippo III di Spagna, arricchita da una colonna sormontata dalla Croce (nella foto 2), qui posta nel 1657 con lo scopo di delimitare l’area del sagrato della chiesa. La colonna, dopo una temporanea sistemazione nell’Ottocento presso la Fontana Paola, fu risistemata nella posizione attuale nel 1941. La piazza era ornata anche da una fontana seicentesca detta “La Castigliana“, realizzata per volontà di Filippo III con gli emblemi del regno di Castiglia: distrutta dai cannoni francesi nel 1849, fu sostituita temporaneamente dalla cosiddetta Fontana del Trullo proveniente dalla piazza del Popolo, successivamente trasferita in piazza Nicosia, dove tuttora risiede.