Via della Lungaretta

via della lungaretta

Il tracciato di Via della Lungaretta corrisponde esattamente al tracciato di un’antica via del II secolo a.C. denominata “via Aurelia nova“, che iniziando dal “ponte Emilio” saliva sul Gianicolo ed usciva di città all’altezza della “porta Aurelia” per dirigersi verso “Forum Aureli“, l’odierna Montalto di Castro. In seguito denominata “via Transtiberina“, assunse il nome attuale, diminutivo di Lungara, in seguito al rifacimento di papa Giulio II agli inizi del Cinquecento: poco più corta rispetto a via della Lungara, 700 metri contro i circa 1000 metri della sorella maggiore, ma altrettanto rettilinea, collega la chiesa di S.Maria in Trastevere a piazza in Piscinula. Via della Lungaretta fu detta anche “vico Castellano” per la presenza del palazzo della nobile famiglia romana, un tempo situato tra via della Lungarina e ponte Rotto, demolito alla fine dell’Ottocento per la costruzione dei muraglioni del Tevere.

arciconfraternita di santa maria dell'orazione e morte
1 Casa dell’Arciconfraternita di S.Maria dell’Orazione e Morte

Via della Lungaretta fu brutalmente tagliata in due tronconi nel 1886, con l’apertura di “viale del Re” (denominato poi “viale del Lavoro” ed infine viale di Trastevere), perdendo così non soltanto unità e continuità, ma anche la funzionalità per cui era stata concepita. Iniziamo la visita di questa via partendo da piazza in Piscinula: sulla sinistra, ai numeri civici 27-31, possiamo notare un edificio del Seicento (nella foto 1) che presenta al pianterreno una serie di porte ad arco ribassato, tra le quali quella al civico 27 presenta un cartiglio con una croce ed un calice (nella foto 2): si tratta dell’emblema dell’ Arciconfraternita di S.Maria dell’Orazione e Morte, come confermato dalla targa marmorea soprastante “DIRECTUM DOMINIUM ARCHISODALITII A S.MARIA ORATIONIS ET MORTIS URBIS“, ovvero “Diretto dominio dell’Arcisodalizio di S.Maria dell’Orazione e Morte in Roma”.

cartiglio dell'arciconfraternita di santa maria dell'orazione e morte
2 Dettaglio del cartiglio dell’Arciconfraternita

Le altre porte, in particolare quelle ai civici 29, 30 e 31, oggi appartenenti ad un negozio adibito a panetteria, presentano invece una curiosa targa marmorea con su inciso I, II e III. Questa casa appartenne quindi all’Arciconfraternita approvata da Giulio II nel 1552, che attualmente ha la sede in Lungotevere dei Tebaldi 12 ma che officia dal 1576 nella chiesa di S.Maria dell’Orazione e Morte. Oltrepassato Viale di Trastevere si trova la chiesa di S.Agata (nella foto sotto il titolo), dedicata alla martire protettrice di Catania e fondata, secondo la tradizione, da Gregorio II sulla propria casa quando al pontefice morì la madre: se ciò rispondesse al vero, la chiesa risalirebbe circa al 716. Nel 1375 Papa Gregorio XII la concesse ai Dottrinari, i padri che insegnavano ai fanciulli poveri “la dottrina cristiana, il leggere, scrivere et anche grammatica gratis“. Sotto Benedetto XIV, nel 1710, la chiesa venne ricostruita da Giacomo Onorato Recalcati.

madonna de noantri
3 La Madonna de Noantri

All’interno vi è custodita la venerata statua della “Vergine del Carmelo”, la protettrice dei trasteverini, popolarmente detta la “Madonna de Noantri” (nella foto 3). Il culto per la Vergine risale ad un periodo di poco successivo al 1535, ovvero quando una grande statua di legno della Madonna fu rinvenuta nei pressi della foce del Tevere a Fiumicino. La Sacra Immagine fu consegnata dai marinai ai frati carmelitani di S.Crisogono, che riconobbero in essa la Vergine alla quale era intitolato il loro ordine. Trasferita, all’inizio del Seicento, in una cappella appositamente costruita dal cardinale Scipione Borghese, la “Madonna fiumarola” (così viene anche denominata proprio a causa del suo rinvenimento) vi rimase fino al 1890, quando, in seguito alla demolizione dell’edificio per l’apertura di viale di Trastevere, fu trasferita nella chiesa di S.Giovanni dei Genovesi. Dopo pochi decenni la statua fu definitivamente trasferita a S.Agata: da qui esce ogni anno, in occasione della “Festa de noantri”, la maggiore festa religiosa e popolare di Trastevere nonché una delle poche superstiti a Roma, per essere portata in processione rivestita di abiti preziosi e gioielli donati dai fedeli. Dopo un lunghissimo tragitto per le strade del rione viene esposta per 8 giorni nella vicina chiesa di S.Crisogono, dopodiché viene riportata nella chiesa di S.Agata.

ss.rufina e seconda a via della lungaretta
4 Chiesa delle Ss.Rufina e Seconda

Proseguendo per Via della Lungaretta verso piazza di S.Maria in Trastevere incontriamo un’altra chiesa bellissima ed altrettanto antica, quella delle Ss.Rufina e Seconda (nella foto 4), costruita, secondo la tradizione, sulla casa delle due martiri, sorelle nella vita e nel martirio, ricordata già nel 1123 in una bolla di papa Callisto II con il titolo di “Sanctae Rufinae et Secondae” e nel Catalogo di Cencio Camerario del 1192. Nel 1569 la chiesa fu acquistata da padre Ordoñes per i Mercedari spagnoli, dai quali nel 1611, per volontà di papa Paolo V Borghese, passò alle religiose radunate da Francesca Montoy, primo nucleo di quello che diverrà l’Ordine delle Orsoline: in questo stesso periodo fu costruito l’annesso convento, luogo di ritiro per donne povere, costruito su un’insula romana, poi ampliato tra il 1716 ed il 1722. Nel 1917 il complesso passò alle suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea. Della chiesa incorporata nel monastero è visibile, dall’esterno, soltanto il portale sormontato da un timpano triangolare. Dell’antica chiesa medioevale rimangono soltanto le otto colonne di spoglio di marmo antico (con i capitelli scalpellati perché probabilmente raffiguravano divinità pagane, così come anche il cippo che sorregge l’altare maggiore) che dividono la chiesa in tre navate ed il bel campanile romanico del XII secolo (nella foto 5).

campanile di ss.rufina e seconda
5 Campanile del XII secolo

La torre campanaria, con base quadrata, è a tre ordini e presenta una copertura con tetto a spiovente. I piani sono scanditi da una cornice aggettante costituita da una serie di mensolette marmoree, sotto le quali ne corre un’altra in laterizi disposta a denti di sega. Nella facciata di ciascun piano si aprono quattro bifore (alcune murate probabilmente per motivi di staticità) divise da una sottile colonnina. All’interno sono conservate due campane risalenti al XVII secolo. Il campanile reca ancora i segni dell’insurrezione garibaldina del 25 ottobre 1867: qui si erano posizionati infatti gli zuavi delle truppe pontificie, che combatterono contro un piccolo gruppo di insorti barricati nel prospiciente edificio, sede del lanificio Ajani. Per questo motivo sulla facciata del palazzo campeggia un’imponente lapide, affissavi il 25 ottobre 1877, sormontata dal busto di Giuditta Tavani Arquati (collocatovi due anni dopo, nel 1879, ed opera dello scultore Achille Della Bitta), perita nello scontro insieme al marito Francesco ed al figlio Antonio (nella foto 6 busto e lapide).

busto di giuditta tavani arquati a via della lungaretta
6 Busto di Giuditta Tavani Arquati e lapide

I fatti risalgono al 1867, quando un’esplosione fece saltare in aria la caserma Serristori occupata dagli zuavi, causando 27 vittime: i colpevoli della strage, Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, subito catturati, confessarono e, dopo un anno di processo, furono ghigliottinati nel 1868 in via dei Cerchi. La reazione della polizia pontificia proseguì con l’accerchiamento del Lanificio Ajani, all’interno del quale erano stati informati che vi si radunavano i cospiratori. Era la notte tra il 24 ed il 25 ottobre 1867: nel lanificio si trovavano 80 persone, tra le quali Francesco Arquati, marito di Giuditta, ed i figli Pasquale ed Antonio. Le truppe pontificie spararono sui rivoltosi dal campanile della chiesa delle Ss.Rufina e Seconda e dalle finestre dell’Ospedale di S.Gallicano e, nonostante la lunga e strenua difesa dei combattenti avversari, riuscirono ad entrare nel lanificio e fu una strage: un morto tra gli assalitori e 11 tra i difensori, tra i quali Giuditta, con il ventre squarciato, insieme al marito ed al figlio sedicenne. La lapide così recita:

IL XXV OTTOBRE MDCCCLXVII IN QUESTA CASA

ULTIMO RIFUGIO DELL’INSURREZIONE TRADITA
SENZA SPERANZA DI VITTORIA
TRENTASETTE CITTADINI PER TRE ORE L’URTO
DI VILI E FEROCI MERCENARI
SOSTENNERO PER LA SALUTE DI ROMA
STRENUISSIMAMENTE PUGNANDO
_______________________________
NEL SANGUE VERSATO DA FRANCESCO ARQUATI
PAOLO GIUSEPPE GIOVANNI GIOACCHINI
CESARE BETTARELLI ANGELO MARINELLI
GIOVANNI RIZZO AUGUSTO DOMENICALI
ENRICO FERROLI GAETANO BARTOLINI
SPENTI NELL’IMPARI LOTTA
AFFOGO’ IRREPARABILMENTE IL DOMINIO TEMPORALE
DEI PAPA

GIUDITTA TAVANI ARQUATI ANIMA ANTICA
CON LA VOCE CON LO ESEMPIO INCORO’ I COMBATTENTI
DA PREZZOLATI STRANIERI
INSIEME AL DODICENNE FIGLIUOLETTO ANTONIO
FU ASSASSINATA
__________________________
DUE A MORTE VENTI ALTRI COMBATTENTI A DURI CEPPI
I SACERDOTI DI PACE DANNAVANO
__________________________
COME A SANTUARIO QUI TRAGGONO
LE NUOVE GENERAZIONI
DALLA VIRTU’ DAL SACRIFICIO
DI QUESTI FORTISSIMI FIGLI DEL POPOLO
APPARANDO LA FEDE
ONDE SURGONO GLI EROI
ONDE SCATURISCONO I MARTIRI

I CITTADINI DI TRASTEVERE – LA SOCIETA’ OPERAIA CENTRALE ROMANA
POSERO QUESTA MEMORIA IL XXV OTTOBRE MDCCCLXXVII