S.Giovanni della Ficozza è una chiesa sconsacrata situata in via dei Maroniti 29 ed il suo nome le deriva dalla nobile famiglia romana dei De Ficocciis, divenuta prima “Ficoccia” e poi per i romani “Ficozza”, che abitava in questa zona. Numerosi sono i riferimenti ai membri di questa famiglia: in particolare, in un documento del 1199 viene menzionato un “Ficoccia”, titolare della chiesa ed abate del monastero di S.Lorenzo fuori le mura, che aveva una “domus cum orticello prope ecclesiam S.Ioannis de Ficoccia“. Un altro documento del 1224, conservato nell’archivio del Salvatore, ricorda gli eredi di “Angelo di Ficocia” ed infine nel 1409 tal “Ceccus de Ficocia” che contribuì alla ricostruzione della chiesa con somme di denaro. Nel 1584 papa Gregorio XIII concesse l’antica chiesa ai Maroniti (donde il nome della via) del Monte Libano, che formò così un complesso unico con l’adiacente ospizio dei Maroniti trasformato in seminario, come conferma la relazione custodita negli archivi della Santa Sede e scritta da padre Girolamo Santi della Compagnia di Gesù, allora rettore del collegio: “Il collegio dei Maroniti, di spedale et hospitio che era anticamente della natione loro, fu da Gregorio XIII nel 1558 alli 5 di luglio tramutato in seminario di giovani nationali per mantenere la fede nel Monte Libano, nella Persia et Soria….. La chiesa è lateralmente congiunta al collegio: fino ab antico è parrocchiale et il volgo gli diceva s. Giovanni della Ficoccia. Il papa suddetto ne trasferì la cura a S.Andrea delle Fratte. Non vi è che un altare con il quadro del santo titolare, due come sepolture, una campana. Il collegio è fatto di due cameroni per otto alunni ciascuno.” Nel Settecento il complesso venne ristrutturato, finché fu dapprima occupato per uso civile dai Repubblicani nel 1798 e poi dai soldati di Napoleone nel 1808. Nel 1846 Pio IX riconsacrò la chiesa, destinando il collegio al seminario polacco-sloveno. Dopo il 1870 tutto il complesso fu nuovamente destinato ad usi civili. Oggi la chiesa di S.Giovanni della Ficozza è sede di un ristorante-pizzeria (nella foto sotto il titolo): al suo interno sono ancora ben conservati l’abside, la cantoria ed una statua della Madonna con un’iscrizione che ricorda i Maroniti: “Veni de Libano sponsa mea et coronaberis“.