Il toponimo di questa via deriva dal “gioco della pilotta“, una specie di gioco del pallone, che sin dal XVI secolo si giocava nella limitrofa “piazza dell’Olmo“, corrispondente all’attuale piazza della Pilotta. La via, nella foto sopra ripresa da via Quattro Novembre, è caratterizzata dai quattro archi che la attraversano, detti “archi della Pilotta”, che collegano palazzo Colonna ai giardini retrostanti della villa Colonna. I due archi centrali presentano balaustre in travertino alternate con ringhiere di ferro e furono aggiunti tra il 1756 ed il 1761, successivamente quindi ai due posti alle estremità, durante i lavori eseguiti nel palazzo Colonna dall’architetto Paolo Bosi per volere del cardinale Girolamo Colonna: nella foto 1 possiamo notare un particolare di uno dei due archi centrali.
La via anticamente era un piccolo viottolo di campagna indicato come “vicus Capralicus” o “Caprarius” per la presenza di una “aedicula capraria” in cui era raffigurata una capra e che avrebbe dato il nome al vicolo. Villa Colonna, o “giardino dei Colonnesi”, come era chiamato dai romani, occupa l’area dove anticamente era collocato il “Tempio di Serapide”, costruito da Caracalla nel III secolo d.C., posto in alto, al centro di un vasto recinto su una terrazza in parte artificiale ed accessibile dal basso per mezzo di due grandiose scalinate parallele. Del tempio, all’interno della villa, rimangono solo pezzi di colonne del diametro di quasi 2 metri ed un frammento di trabeazione del lato posteriore del tempio, rimasto in piedi fino al 1630 e sul quale si ergeva la “Torre Mesa”. Questa torre faceva parte del sistema difensivo dei Colonna intorno al palazzo principale, come la vicina Torre Colonna, e la storia narra che il suo nome sta a significare “metà” perchè fu “dimezzata” dai Caetani durante le cruente lotte medioevali: la torre fu definitivamente abbattuta nel 1574 durante i lavori di ampliamento del palazzo del Quirinale. Villa Colonna risulta recintata su via della Pilotta già dal 1625 e da qui si estendeva fino al Quirinale suddiviso in tre grandi terrazzamenti: quello inferiore era al livello del palazzo Colonna, al quale era collegato tramite gli archi, ed era decorato secondo i canoni del giardino all’italiana con aiuole delimitate da siepi di bosso o di mirto. All’estremità occidentale (in pratica all’altezza dell’odierno palazzo dell’INAIL) venne realizzata un’edicola con tre statue all’interno di nicchie: quella centrale raffigurava “Marco Antonio Colonna”, capo della flotta pontificia e vincitore della battaglia di Lepanto, in veste di antico romano, eretta nel 1713. Dalla parte opposta vi era un Casino demolito nel 1923 in occasione dei lavori di costruzione dell’Università Gregoriana. Il secondo livello era decorato da una fontana a parete, da cui l’acqua scendeva percorrendo due ampie scalinate (impiantate probabilmente sulla struttura del “Tempio di Serapide”).
Il terzo livello era ripartito in aiuole alberate e terminava con il grandioso portale del 1618 (nella foto 2), con un magnifico coronamento di statue, che ancora oggi possiamo ammirare in via Ventiquattro Maggio. La scenografica doppia scalinata a balaustra fu aggiunta in seguito ai lavori di abbassamento del livello stradale avvenuti sotto Pio IX. La villa, seppur ridotta rispetto alla primitiva estensione, anche per il sovrapporsi delle costruzioni su via Quattro Novembre, rimane tuttora proprietà dei Colonna e per questo non è visitabile.
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Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Tempio di Serapide sul Quirinale di E. Du Pérac