Via delle Vergini prende il nome dalla chiesa un tempo dedicata a S.Maria delle Vergini. La storia di questa chiesa inizia nel 1593 quando padre Pompeo Pateri, della Congregazione dell’ Oratorio di S.Filippo Neri, istituì, nell’area oggi occupata dalla villa Pallavicini-Rospigliosi, il Collegio della Ss.Madonna del Rifugio, realizzato grazie ai fondi devoluti da tre anziane nobildonne romane, tra le quali Ortensia Colonna, e destinato al ricovero delle zitelle e degli orfani poveri. Agli inizi del Seicento il Collegio venne demolito per lasciare spazio al sopracitato palazzo Pallavicini-Rospigliosi e per questo motivo padre Pateri ottenne da papa Paolo V Borghese il permesso di trasferire il Collegio nella sede attuale di via delle Vergini. Nel 1613 l’istituto abbracciò la regola di S.Agostino, trasformandosi così in un collegio di suore di clausura dedicato a S.Maria delle Vergini Assunta in Cielo, continuando però a prestare opere di accoglienza alle povere zitelle secondo la volontà del padre fondatore. Nel 1615 venne edificata, accanto al collegio, anche la chiesa dedicata a S.Maria delle Vergini, che ben presto si rivelò insufficiente per le esigenze dell’accresciuta comunità, cosicché le suore ne affidarono la ricostruzione all’architetto Francesco Peparelli (1634-36). Nel 1656, infine, con la consulenza di Gian Lorenzo Bernini e la direzione dei lavori di Domenico Castelli, si gettarono le basi per la costruzione di un nuovo grande monastero, ultimato poi nel 1660. Le Suore Agostiniane officiarono il complesso fino al 1870, quando il nuovo Governo Italiano espulse l’ordine religioso dall’edificio, che destinò ad uffici pubblici. L’evento disastroso che portò alla demolizione della chiesa di S.Rita, prima della sua ricostruzione nell’attuale sede di via Montanara, ebbe come conseguenza la concessione dell’antica sede di S.Maria delle Vergini alla Confraternita della Ss.Spina della Corona di Nostro Signore Gesù Cristo e di S.Rita da Cascia: la chiesa, riaperta così al culto, fu dedicata a S.Rita da Cascia, la “santa delle grazie impossibili”, e per questo motivo ogni anno vi si fa, in occasione della ricorrenza della festa della santa, la caratteristica distribuzione delle rose benedette. La graziosa e semplice facciata (nella foto in alto sotto il titolo), attribuita a Matthia de’ Rossi, si presenta a due ordini tripartiti da lesene composite; l’ordine inferiore presenta un portale architravato con la scritta “ECCLESIA S.RITAE” e sormontato da un timpano triangolare, al centro del quale è situato un putto alato. L’ordine superiore è caratterizzato da un grande finestrone rettangolare, sormontato da un timpano triangolare che conclude la facciata. L’interno a croce greca conserva la ricca decorazione di epoca barocca; a Filippo Carcani si devono gli eccellenti stucchi ed a Ludovico Gimignani l’affresco del sottarco della cappella maggiore con la “Ss.Trinità”; il quadro dell’Assunta, che il pittore realizzò nel 1681 per sostituire la pala dell’altare maggiore di analogo soggetto di Andrea Camassei, oggi si trova nella chiesa di S.Pudenziana. L’affresco della cupola, raffigurante la “Gloria del Paradiso”, viene attribuito a Michelangelo Ricciolini del 1695. Notevole anche l’altare maggiore, collocato all’interno di un baldacchino con statue di angeli.
Lungo Via delle Vergini è situato anche il famoso Teatro Quirino (nella foto 1), costruito nel 1871 per iniziativa e sulla proprietà del principe Maffeo Sciarra. Il nome Quirino fu scelto perché ricordava le origini di Roma, legandosi al nome del colle (Quirinale) ed al dio Quirino. Originariamente in legno e piuttosto modesto, all’inizio ospitò spettacoli di marionette e farse popolari; nel 1882 fu ricostruito in muratura dagli architetti De Angelis e Morra per volontà dello stesso principe Sciarra. Nel 1898 fu ricostruito nuovamente dagli architetti Belloli e Moraldi in stile rinascimentale: stucchi, ori, damaschi rossi arricchirono così il teatro, secondo le modalità ed il gusto dell’epoca. Nel 1914 fu rifatto di nuovo da Marcello Piacentini e fu così che il teatro, dopo la riapertura, ospitò un’importante stagione lirica sotto la direzione del grande maestro Pietro Mascagni. Il Piacentini rinnovò ancora il teatro nel 1934, aumentando la capienza della sala, dove, nell’ottobre del medesimo anno, si esibì il grande Ettore Petrolini con la più celebre e la più bella delle sue commedie, “Chicchignola“. Non vogliamo certo dimenticare artisti che hanno reso celebre questo teatro come Eduardo De Filippo, Carmelo Bene, Paolo Stoppa e Vittorio Gassman, il nome del quale, il 29 giugno 2004, è stato affiancato al nome del teatro a titolo di riconoscimento. Nel 1982 il teatro fu oggetto dell’ultima ristrutturazione ad opera dell’architetto Enrico Nespega, basata sulla razionalizzazione dell’illuminazione della sala e degli spazi interni ed esterni ad essa.