Via di S.Nicola da Tolentino collega piazza Barberini a via di S.Susanna e prende il nome dalla omonima chiesa (nella foto sopra), situata all’incrocio tra questa via e la Salita di S.Nicola da Tolentino. La chiesa fu edificata nel 1599, isolata tra vigne e giardini, per ospitare i novizi dell’Ordine degli Agostiniani Scalzi, creato in quello stesso anno da Papa Clemente VIII. Nel 1620 gli Agostiniani iniziarono un’opera di ampliamento del complesso affidandone i lavori all’architetto Carlo Buti. I lavori, però, per mancanza di fondi procedettero molto lentamente finché non subentrò il Principe Camillo Pamphilj, nipote di Papa Innocenzo X, il quale, in seguito ad un voto fatto per la guarigione della moglie, Olimpia Aldobrandini, ne finanziò completamente la costruzione. Il principe commissionò la direzione dei lavori all’architetto Alessandro Algardi, anche se poi l’opera, terminata nel 1654, fu eseguita da un suo allievo, Giovanni Maria Baratta. Preceduta da una scalinata, la splendida facciata barocca, anch’essa realizzata dal Baratta nel 1670, si presenta a due ordini e tripartita da colonne corinzie e paraste. L’ordine inferiore è costituito da un bel portale, sormontato da un timpano curvilineo e dall’iscrizione “CAMILLUS PRINCEPS PAMPHILIUS“. Ai lati del portale vi sono due nicchie con timpano triangolare, decorate con le colombe con il ramoscello d’ulivo nel becco, simbolo araldico della famiglia Pamphilj. Un’iscrizione dedicata a S.Nicola separa l’ordine inferiore da quello superiore, quest’ultimo costituito da un bel finestrone con timpano triangolare. Un timpano spezzato a semicerchio, decorato con lo stemma dei Pamphilj e sormontato dalla croce, conclude la facciata. L’interno si presenta a croce latina, con navata unica sulla quale si aprono tre cappelle per lato: bellissimi gli affreschi e le decorazioni del XVII secolo. I due architetti, Algardi e Baratta, progettarono e realizzarono anche gli altari, ispirati ad un monumentalismo classicheggiante: l’altare maggiore, in particolare, presenta in una nicchia un gruppo di statue raffiguranti la “Visione di S.Nicola da Tolentino con la Vergine, S.Agostino e S.Monica“, opera degli scultori Ercole Ferrata e Domenico Guidi. Questo gruppo scultoreo ricorda la leggenda secondo la quale S.Nicola, gravemente malato, avrebbe invocato la Vergine Maria che gli sarebbe apparsa insieme ai santi Agostino e Monica per offrirgli pane benedetto: in memoria di questo miracolo gli agostiniani distribuivano piccoli pani benedetti, dal popolo denominati “panini di S.Nicola“, che avevano il potere di guarire diverse malattie.
Notevole e degna di menzione è la Cappella Gavotti (nella foto 1), uno dei capolavori del barocco romano ed opera di Pietro da Cortona nel 1668, con statue di Antonio Raggi ed Ercole Ferrata. La cupola, all’esterno molto semplice, emerge da un tamburo ottagonale; è divisa in otto sezioni e si conclude con un sobrio lanternino, sul quale si aprono otto finestre ad arco. Nel 1643 Pietro Paolo Ubaldini dipinse nei pennacchi quattro figure femminili affiancate da angioletti, che, con l’ausilio di simboli e versetti delle Sacre Scritture, alludono alle quattro regole fondamentali dell’ordine agostiniano. La Castità tiene in mano lo staffile, mentre due cherubini stringono un ramo di gigli e la corona di rose; l’Umiltà respinge i simboli della ricchezza e della gloria terrena; la Povertà sta per prendere le chiavi del regno divino, che le vengono porte dall’angioletto di sinistra, ed infine l’Obbedienza, raffigurata con il crocifisso, la palma del martirio e la corona.
Oltre la cornice in stucco dorato, con quadrati che includono gigli, inizia il grande affresco della cupola, realizzato da Giovanni Coli e da Filippo Gherardi nel 1671, e raffigurante la “Gloria di S.Nicola da Tolentino” (nella foto 2). Accolto da uno stuolo di angeli e santi, S.Nicola compare inginocchiato davanti al Cristo ed alla Madonna; nel libro che gli è accanto si legge la seguente scritta: “PRAECEPTA PATRIS MEI SERVAVI“. La composizione si conclude con un altro gruppo di puttini che circondano la base della lanterna, nel cui centro è posto il simbolo dello Spirito Santo. Nell’annesso convento, dopo gli Agostiniani Scalzi, vi dimorarono le monache dette battistine, finché nel 1883 Papa Leone XIII concesse la chiesa al Pontificio Collegio Armeno, che da allora divenne chiesa ufficiale della comunità armena.
Al civico 13 della via è situato il Palazzo del Collegio Germanico Ungarico (nella foto 3), come ricorda anche l’iscrizione posta sopra il duplice ingresso, inquadrato da sei colonne e sormontato dal balcone dove troneggia lo stemma del Collegio. Quest’edificio fu costruito dall’architetto Giovannozzi nel 1939 sull’area dove in precedenza sorgeva l’ex albergo Costanzi, divenuto già sede del Collegio nel 1889, quando venne qui trasferita dal palazzo situato in via della Scrofa. Il Collegio ospita studenti provenienti dalla Germania, Svizzera, Austria, ovvero i “gamberi cotti“, come scherzosamente il popolino chiamava gli alunni del collegio già dall’Ottocento, per la veste rossa che li contraddistingue.
All’angolo dell’edifico tra Via di S.Nicola da Tolentino e la Salita di S.Nicola da Tolentino è posta un’edicola sacra raffigurante una “Madonna con Bambino” (nella foto 4) costituita da un mosaico policromo del ‘900.